Pulisci casa e vivi di più?

Il corriere ha pubblicato di recente "Chi fa le pulizie di casa vive più a lungo (e meglio)", cosa c'è di vero?
Il tutto nasce da un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista "The Lancet" (una delle migliori al mondo ndr) che nell'ambito dello studio PURE ha analizzato l'impatto dell'attività fisica sulle patologie cardiovascolari e sulla percentuale dei decessi.
Hanno analizzato quindi poco meno di 131000 persone dai 35 ai 70 anni (età media 50.2 anni), provenienti da 18 stati diversi e seguite per circa 7 anni in media (periodo minimo 4 anni, massimo circa 11). In questo periodo sono morte 5334 persone, 1987 hanno avuto un infarto (sopravvissute), 386 una insufficienza cardiaca e 2086 un ictus (sopravvissute).

Non mi fermerò tanto sulle caratteristiche della popolazione (lo so l'articolo è a pagamento, cercatevi di fidarvi di me; se proprio non ce la fate contattatemi che vi passo il PDF). Comunque brevemente la maggioranza della popolazione vive in città (circa il 53.5% della popolazione), non fuma ("solo" il 31.5% della popolazione è fumatrice), è donna (circa il 58.3%) ed è leggermente sopra al limite del normopeso (BMI medio 25.7).

Cosa hanno visto i ricercatori?
Brevemente che rispetto ai due endpoint finali (malattie cardiovascolari -MCV- e morte) nell'arco dello studio le persone che più le persone facevano attività fisica meno erano soggette a malattie cardiovascolari e, in generale, la percentuale di decessi diminuiva. Per studiare queste cose hanno diviso la popolazione in tre gruppi: chi faceva meno di 150 minuti di attività fisica* a settimana, chi ne faceva da 150 a 750 minuti a settimana e chi ne faceva più di 750.
In pratica chi fa più di 150 minuti di attività fisica a settimana ha circa il 25.93% di probabilità in meno di avere una malattia cardiovascolare, il 44% in meno di morire per una malattia cardiovascolare e il 30.67% in meno di morire per altre patologie. Lo studio è poi in realtà è molto articolato e fa molte analisi statistiche.

Lo studio non parla mai di pulizie di casa, tuttavia varie linee guida per "moderata attività fisica" da includersi nei 150 minuti a settimana minimi, includono anche camminare (per esempio andare al lavoro o andare a fare le spese a piedi) o -appunto- le pulizie domestiche. Tuttavia l'eccessiva -e sottolineo eccessiva- pulizia degli ambienti sembra poter essere collegata ad un maggior sviluppo di allergie ed asma.

A mio avviso però ci sono anche altri dati interessanti che emergono:
- Tendenzialmente all'aumentare del reddito aumenta anche l'attività fisica svolta
- La popolazione residente in città fa poca o media attività fisica rispetto a chi vive non ci vive (in particolare chi vive in città fa ha la percentuale maggiore di "moderata attività fisica" -che ricordo essere 150-750 minuti a settimana- mentre chi non ci vive ha il più alto livello di alta attività fisica)
- Chi fa una moderata attività fisica tende a fumare meno (28%  di fumatori rispetto al 30.3% e al 35% di chi ne fa poca o tanta rispettivamente)
- All'aumentare dell'attività fisica diminuiscono ipertensione e diabete

- All'aumentare del grado di istruzione tende ad aumentare il grado di attività fisica svolta
- Interessante a mio avviso è il dato riguardo la stiria famigliare delle malattie cardiovascolari: all'aumentare dell'attività fisica aumenta anche la familiarità alle malattie cardiovascolari (chi fa meno attività fisica riporta meno casi familiari di MCV rispetto a chi ne fa tanta); potrebbe essere la storia familiare uno stimolo all'attività fisica?
- All'aumentare dell'attività fisica diminuisce l'indice di massa corporea (mi sembra ovvio)


Un limite invece dello studio (al mio avviso importante in questi casi) è l'indicazione degli stili alimentari: l'unico indice che ne da qualche indicazione è l'Alternate Healthy Eating Index (AHEI) che è un indice stabilito a priori che indica una "alimentazione sana" (dove a classi di alimenti viene stabilito un punteggio e a punteggio più alto corrisponde una alimentazione più "sana"); comunque all'aumentare di questo aumenta anche l'attività fisica.

Insomma l'attività fisica è collegata a vari fattori di "benessere": sei ricco, vivi in campagna, sei ben istruito, mangi bene ed è più probabile che tu faccia molta attività fisica e sia meno soggetto a problemi cardiovascolari o mortalità.

Non è che a questo punto l'attività fisica sia un indice di benessere piuttosto che di altro?
Lungi da me mettermi a smentire qui le conclusioni dello studio, tuttavia mi viene da pensare che possa essere un circolo per cui se hai una vita socio-economica migliore allora puoi fare più attività fisica e quindi stare meglio. Inoltre considererei la possibilità di acceso alle cure: la povertà è notoriamente collegata ad una minore possibilità di accesso ai servizi medici e questo potrebbe riflettersi sulle finalità dello studio.

Traendo le somme: non serve essere ricchi per fare più di 150 minuti di movimento a settimana, se potete basta andare al lavoro a piedi o in bici (20-30 minuti a a piedi o in bici al giorno non fanno male a nessuno), pulire casa e mangiare bene. Inoltre le statistiche ci dicono che se fate una moderata attività fisica (quindi non servono palestre o attrezzi) probabilmente fumate anche meno, il che non fa male ai vostri polmoni, al vostro cuore e, tornando al discorso del paragrafo precedente, anche al vostro portafoglio.

Siamo bipedi non "bichiappinidi", quindi alziamoci e camminiamo!

*Lo studio in realtà le cosiddette "MET" o equivalenti metabolici, che sono un indice di consumo rispetto al metabolismo basale, equiparati in molte scale a minuto di attività fisica.


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