Vaccino COVID-19 e bambini: dalle evidenze ai rischi

 A circa un mese dall'approvazione del vaccino contro la COVID-19 per i bambini cerchiamo di fare il punto sul rapporto rischi benefici di questa vaccinazione


Il vaccino pediatrico contro il SARS-CoV-2 è disponibile in Italia dal 15 dicembre con una media di circa 21000 somministrazioni al giorno. Oggi cercheremo di capire i rischi della COVID-19 e dei vaccini contro di essa in età pediatrica per aiutare a discernere il rapporto rischi benefici della vaccinazione in giovane età.

I rischi della COVID-19 nei bambini

Per prima cosa cercherò di capire quali sono i rischi della malattia causata dalla infezione da SARS-CoV-2 nella fascia pediatrica.
Dei sintomi e delle complicanze della COVID-19 in età pediatrica è difficile dare un racconto ben strutturato sui dati. Le varie analisi infatti peccano di dimensioni e qualità dei campioni analizzati. Tuttavia, reviews ed analisi preliminari esistono ed è su queste che mi baserò.

In generale, l'infezione da SARS-CoV-2 nei bambini in età scolare risulta essere più blanda e lieve rispetto agli adulti, con tassi di infezione completamente asintomatica più alta rispetto agli adulti. A seconda degli studi, i pazienti pediatrici che non riportano alcun tipologia di sintomo variano dal 19.3% al 65%, contro un un intervallo di infezioni asintomatiche negli adulti che varia dal 8.5% al 59.5% negli adulti. Queste variabilità sono enormi, e, come sottolineano gli autori nei vari studi, riflettono bias e difetti nella scelta dei campioni di popolazione analizzata.
Per quanto riguarda poi il tasso di ospedalizzazione secondo l'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità, per i ragazzi dagli 6 agli 11 anni si calcola un tasso di ospedalizzazione di circa lo 0.41%, contro lo 0.44% della popolazione 12-19 anni e un 1.1% della popolazione generale over 12.

Ma quali sono i sintomi più comuni nel COVID-19 pediatrico?

Beh, i sintomi più comuni sembrano essere esattamente quelli presenti negli adulti. Si tratta quindi di febbre, tosse, dolori articolari. Rispetto agli adulti si manifestano un po' più spesso stanchezza, pianto e malessere generale. I pediatri hanno riportato anche altri sintomi, come cambiamento e lucentezza dell'umor vitreo dell'occhio, diminuzione dell'appetito, vomito e diarrea; ma la correlazione di questi sintomi con l'infezione da SARS-CoV-2 rimane ancora incerta.

La MIS-C e il Long-COVID?

Ci sono poi due patologie che possono preoccupare i genitori: la sindrome infiammatoria multisistemica dei bambini (MIS-C) e il long-Covid.

La MIS-C è una malattia infiammatoria molto simile alla malattia di Kawasaki. Si connota da un quadro di febbre molto elevata, ipertensione, sofferenza miocardica, dolori addominali, diarrea ed encefalite. Come connota il nome questa malattia, questa è una sindrome infiammatoria multiorgano che colpisce i bambini. Le prime diagnosi di questa malattia si sono verificate in concomitanza con la diffusione del SARS-CoV-2 e la correlazione con questo virus sembra essere rafforza dal fatto che più del 94% dei bambini che la presentano risultano positivi ai test sierologici. La malattia ha un esordio compreso fra le 2 e le 6 settimane dalla infezione e pare abbia colpito 1-2 persone ogni 1000 infezioni. In età pediatrica (6-10 anni) colpisce, a seconda delle stime, dallo 0.2% allo 0.6% dei bambini colpiti da SARS-CoV-2. Essendo una malattia nuova la sua diagnosi è quasi tutta ospedaliera e quindi il tasso di ricovero sfiora il 100%, mentre dal 57% al 85% richiede il ricovero in terapia intensiva. Nella maggioranza dei casi il ricovero in ospedale dura dai 5 ai 9 giorni con un tasso di letalità che si aggira dallo 0.85% al 9%.

Insomma, una malattia nuova, con esordio tardivo, di cui si sa ancora poco, ma di cui bisogna sicuramente tener conto.

Di contro del Long-Covid si sa di più.

Questa condizione, ormai ben nota nell’adulto, comincia ad essere osservata e studiata anche in età pediatrica. Tuttavia, la sua definizione clinica in questa fascia di età non è ancora ben chiara. Distinguere i sintomi del Long-Covid in fascia pediatrica dai disturbi psicologici causati dall'isolamento, dai lock-down e dalla situazione pandemica generale non è sempre facile. Tuttavia, a seconda delle stime dal 9.8% al 23.3% dei bambini ha riportato sintomi correlabili al Long-Covid a più di un mese dalla guarigione. I sintomi più comuni del Long-Covid pediatrico non sono dissimili a quelli della forma adulta: mal di testa, stanchezza, dolori muscolari, disturbi del sonno e malesseri generalizzati. Nei bambini si riportano però più frequentemente disturbi del sonno e mal di testa rispetto alle forme riportate nell'adulto.
Tuttavia, la forma pediatrica di questa patologia sembra risolversi in un periodo più breve. Infatti rispetto ai 5-6 mesi medi di un adulto, il Long-Covid pediatrico si risolve mediamente in 3-4 mesi.
Insomma, anche questa patologia, va tenuta in considerazione nel calcolo dei rischi.

Vaccino COVID-19: quali sono i rischi?

Ora arriviamo alla parte più delicata e sicuramente la più dibattuta ed incerta: i rischi della vaccinazione in età pediatrica.
Non mi starò a soffermare sulle reazioni avverse più comuni: anche qui infatti si registrano dolori al sito di iniezione, febbre, dolori e tutta quella panoramica di sintomi che colpiscono anche gli adulti. Cercherò più che altro di fare un focus su quelle reazioni sistemiche che preoccupano di più. I dati di Israele mostrano come circa l'1% dei bambini nella fascia 5-11 anni abbiano avuto bisogno di cure mediche entro la prima settimana dalla vaccinazione COVID-19.

Le miocarditi

Problema esploso mediaticamente con le vaccinazioni per giovani ed adolescenti, questa reazione avversa viene quindi tenuta in considerazione anche per le vaccinazioni pediatriche. In un report pubblicato dalla CDC a dicembre su circa 7140000 vaccinazioni nella fascia 5-11 anni ha segnalato 9 miocarditi dopo vaccinazione. Uno studio danese ha riportato, nella popolazione over 12 però, un aumento di circa 1.4 volte in più di avere una miocardite da vaccino Pfizer rispetto alla popolazione generale, con un rischio significativamente più alto dopo la seconda dose rispetto alla prima. Parliamo comunque di un rischio esiguo, pari a circa 1 caso ogni 100000 vaccinazioni nella fascia 12-17 anni.
Per il governo australiano non ci sono sufficienti dati per dare una stima del rischio di miocardite nei bambini della fascia 5-11 anni.
Nella quasi totalità dei casi le miocarditi riportate negli adolescenti (12-17 anni) non hanno avuto conseguenze e sono state trattate con successo.

MIS

La sindrome infiammatoria multistemica è stata riportata in rarissimi casi. Tuttavia, i casi di MIS descritti fino ad ora dopo vaccinazione riguardano ragazzi sopra i 13 anni, mentre non sono riportati casi di MIS-C in età inferiore ai 12 anni dopo vaccinazione. Da tener conto che finora comunque i casi descritti in tutto il mondo sono davvero pochissimi, riportati solo in studi di "case-report" a fronte di milioni e milioni di dosi somministrate. Questi pochi casi rendono difficile stabilire la connessione fra MIS-A (la sindrome nell'adulto) e la MIS-V (nell'adolescente), in quanto nei pochi casi riportati non si sapeva lo stato anticorpale per il SARS-CoV-2 prima della vaccinazione e, ovviamente, tutti avevano il sierologico positivo dopo la diagnosi.
Non si possono quindi escludere casi di MIS dopo la vaccinazione -forse con meccanismi scatenanti simili a quelli dovuti dall'infezione- ma sembrano in assoluto più rari rispetto alle MIS dovute alla COVID-19.

Malattie neurologiche

Altra preoccupazione che gira in rete è quella riguardo le malattie neurologiche.
La sindrome di Guillain-Barrè viene citata spesso. Questa complicanza neurologica sembra avere una possibile origine autoimmune ed era già nota come una possibile conseguenza anche di altri vaccini. La maggior parte dei pazienti ha un decorso benigno e autolimitante. Infatti i pazienti migliorano  generalmente in pochi mesi, ma circa il 30% dei soggetti adulti e una percentuale ancora più alta di bambini presentano un certo grado di debolezza residua dopo 3 anni. Dopo un iniziale miglioramento, una percentuale di pazienti compresa tra il 2 e il 5% sviluppa una polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica. Questa sindrome è letale nel meno dei 2% dei casi.  I pazienti con deficit residui possono richiedere rieducazione, applicazione di apparecchi ortopedici o chirurgia correttiva.

Ma quanto sono frequenti?

Uno studio inglese svolto su persone con vaccino Astrazeneca ha mostrato 3,8 casi di sindrome di Guillan-Barrè ogni milione di vaccinazioni. Altri studi svoltosi anche con diversi tipologie di vaccinazione mostrano tassi diversificati: altri studi dimostrano tassi cha vanno dallo 0.27, al 15.7 fino al 54.7 casi di questa sindrome neurologica ogni milione di dosi di vaccino somministrate. Da notare però come tutti gli studi evidenzino una età media dei casi elevata: attorno ai 50 anni per l'esordio di questa patologia. Con l'abbassarsi dell'età il rischio va a scendere.

Analizzando altre sindromi neurologiche

Un'analisi inglese svolata su quasi 33 milioni di persone vaccinate ha analizzato vari rischi neurologici: si sono riscontrate 31.6 casi/milione tra encefaliti, meningiti e mieliti, 29.9 casi/milione di eventi demielinizzanti acuti, 87.8 casi/milione di paralisi di Bell e 21.3 casi/milione di disturbi miastenici.
Per quanto riguarda malattie emorragico-cerebrali si riscontrano: 92.8 casi su milione di ictus emorragici e 55.1 casi/milione di emorragie subaracnoidee. Sottolineo come gli autori stessi riportino molte di queste reazioni avverse legate al vaccino Astrazeneca rispetto a quello Pfizer.
Altri dati non sono riuscito a riuscito a reperirne.

Trombosi

Le trombosi sono un rischio abbastanza reale della vaccinazione COVID-19. Generalmente sono state perlopiù legate alla vaccinazione Astrazeneca rispetto alla Prizer. Il grosso delle reazioni avverse sembra avvenire fra le 2 e le tre settimane dalla vaccinazione con un tasso un tasso di eventi trombotici generali che si aggira sui 1000 casi ogni milione di vaccinazioni. Rispetto agli eventi precedentemente citati qua il rischio sembra aumentare con il diminuire dell'età. I tassi più alti si sono visti essere di circa il 10% di eventi trombotici entro le 3 settimane dalla inoculazione in persone sotto i 30 anni con vaccino di tipo Astrazeneca.

Vaccinarsi o non vaccinarsi?

Ora cercherò di riassumere in una piccola tabella rischi da COVID-19 e rischi del vaccino pediatrico annesso con i dati che sono riuscito a trovare. I dati che vedete non sono riferiti al bambino: la mancanza di informazioni riguardo questa specifica età non mi permette di fare una sintesi esaustiva per la fascia 5-11 anni. Laddove sono riuscito a reperire informazioni per la fascia pediatrica troverete il dato indicato tra parentesi. Tutti i dati che vedrete saranno indicati come numero su milione di casi o di somministrazioni.

Come avrete capito dal post, mancano molte informazioni sull'età pediatrica. I vaccini COVID-19 per la fascia 5-11 anni sono stati approvati da poco tempo e quindi, al contrario della COVID-19, non si è avuto il tempo materiale di raccogliere sufficienti informazioni. L'unica cosa che si può fare per calcolare il rischio al momento è quindi quella di estrapolare dati sulla sicurezza dagli adulti/adolescenti. Non per nulla al momento l'unico vaccino pediatrico è il Comirnaty (leggessi Pfizer), che è quello che si è visto più sicuro proprio nelle fasce giovani.

Comunicare l'incertezza è davvero un compito difficile, me ne rendo conto. Non si possono avere certezze ad oggi sul vaccino Pfizer pediatrico. Dire tuttavia che il vaccino è esente da rischi sarebbe un azzardo sbagliato, tuttavia dalle analisi si può ragionevolmente presumere che il rapporto rischio/beneficio sia a favore del secondo.

Non è mio compito convincere nessuno verso una strada o l'altra. L'argomento è molto delicato, me ne rendo conto. I dubbi, le paure e le titubanze legittime. Io mi limito a riportare i dati, poi la scelta deve essere, sempre nei limiti di legge, personale.

FONTI

Generali

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  1. medical ceramics market size was USD 14.86 Billion in 2028 and is expected to register a CAGR of 5.7% during the forecast period

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