Torniamo a parlare di coronavirus e epidemia

Dopo dieci giorni dal Lockdown Italia e dalle attese notturne dei comunicati del premier Conte vediamo insieme un po' di cose sull'andamento dell'epidemia da nuovo coronavirus in Italia.
Partiamo da dire una cosa: i numeri ufficiali dei contagiati ha un senso molto relativo. Molte persone non sono individuate dal test. Effettuare test, come leggo su internet, a tutta la popolazione è tecnicamente impossibile: personale, reagenti e limiti tecnici del test comunque renderebbero questa operazione fatua. Sta alla responsabilità di tutti contattare il medico curante alla comparsa di sintomatologie quali tosse e febbre, facendosi seguire da lui al meglio.

A chi facciamo i tamponi?

La circolare, ancora in vigore, prevede tre profili di persone da sottoporre al test. La circolare del ministero stabilisce sostanzialmente 3 profili di persone a cui viene fatto il test, ma ha poi lasciato alle regioni la gestione del sistema esteso di controllo. Vediamo le tre tipologie generali indicate dal ministero
1) Persone che hanno una infezione respiratoria acuta – cioè febbre, tosse o difficoltà a respirare – che non possa essere spiegata con un’altra diagnosi, e che abitano o sono passati per un’area "in cui è segnalata trasmissione locale" del coronavirus. Non è però chiaro cosa si intenda per trasmissione locale. Al momento sembrerebbero i primi cluster, cioè il lodigiano e Vo' Euganeo e la Cina, ma questa interpretazione specifica è lasciata alle regioni.
2) Persone che hanno una infezione respiratoria acuta e sono state a "stretto contatto" con una persona contagiata o una probabilmente contagiata. Parliamo soprattutto di familiari, colleghi di lavoro o compagni di squadra di persone su cui ci sono pochi o zero dubbi sul fatto che siano contagiate.
3) Persone che hanno un’infezione respiratoria grave, che richiede un ricovero in ospedale.
In tutti e tre i casi in ogni caso deve esserci un contatto col medico e una diagnosi. Alla maggioranza delle persone senza sintomi o con sintomi lievi non viene effettuato il tampone. Tutte le persone con sintomatologie leggere che non hanno contatto il medico sfuggono generalmente a questa maglia di controlli. Per esempio il Veneto sta attuando un controllo più esteso, mentre altre regioni attuano controlli più legati strettamente alla circolare ed alcune regioni cambiano spesso le modalità di controllo.

La situazione delle curve

Ci eravamo lasciati allo scorso post sul coronavirus dove le curve dal 29 febbraio al 9 marzo sembravano crescere ad un ritmo esponenziale di circa 1,25. Cioè ogni giorno i casi aumentavano del 25% rispetto al giorno prima. Con un esponenziale del genere i casi raddoppiavano circa ogni 3 giorni. Nonostante come già precisato, il numero degli infetti reali ha un significato molto relativo, non possiamo fare altro che basarci su questi numeri per l'analisi.
Ogni punto sul grafico rappresenta un giorno dal 29 febbraio al 21 marzo. Al 21 marzo si attestavano ufficialmente 42681 positivi attivi, 4825 deceduti, 6072 guariti, 2857 persone in terapia intensiva, 17708 ospedalizzati non in gravi condizioni e 22116 persone malate in isolamento domiciliare asintomatiche o con sintomi lievi. Le misure di lockdown sul territorio nazionale sono avvenute al punto indicato sulla freccia. Ad una prima occhiata queste curve non sembrano rallentare, ad un occhio più esperto le curve mostrano un miglioramento. Sia chiaro, siamo ancora ben lontani dal vedere nettamente la luce in fondo al tunnel però, man mano che passano i giorni, ci si allontana da quella che era la precedente curva esponenziale.
Vero è che tra il 18 e il 19 marzo è riavvenuto un balzo dei casi, dovuto principalmente ad un balzo nella conta dei domiciliati. La ragione, mostrata bene da questo sito di statistica sul COVID-19 che raccoglie dati ministeriali, è un aumento, sopratutto in alcune regioni, dei tamponi effettuati giornalmente e quindi dei positivi. Tuttavia anche questo balzo non ha portato la curva ad un esponenziale come era precedentemente, ma ad un andamento nell'aumento dei contagi più simile al lineare. Si è infatti passati con l'andare dei giorni da un tempo di raddoppio di poco più di 3 giorni ad un tempo di 6 giorni. Stando all'andamento precedente al lock down oggi dovremo avere circa 85200 casi attivi rilevati contro i nemmeno 43000 invece presenti. Certo, ribadisco, numeri che sono una frazione dei veri contagi, ma comunque significativi nel dire che le pesanti misure sociali adottate hanno avuto un qualche effetto nel rallentare il contagio atteso. Molta strada c'è però ancora da fare e solo il tempo e il senso di responsabilità comune potrà aiutare ad appiattire realmente la curva di crescita.

San Marino: un piccolo caso studio

Mi sono dedicato anche all'analisi dell'epidemia nello Stato di San Marino.
Perché? San Marino può essere un interessante caso studio in quanto il primo caso di COVID-19 è avvenuto proprio il 29 febbraio, data in cui ho iniziato a monitorare la situazione in Italia. Inoltre San Marino è una piccola comunità, uno stato a sé con poteri suoi seppur concordati e gestiti in armonia con lo Stato Italiano. San Marino ha applicato un controllo molto più stringente nell'individuazione dei casi, mettendo in quarantena per 14 giorni i contatti stretti dei positivi e facendo tamponi molto più estesi a chiunque presentasse sintomatologie.
I risultati sono evidenti: su una popolazione di circa 31000 abitanti sono stati individuati 160 casi di coronavirus, pari a circa lo 0,56% della popolazione totale, mentre in Italia siamo arrivati a circa lo 0,09%. Certo, si può dire che questo piccolo stato sia inserito in una delle regioni più colpite, l'Emilia Romagna, ma anche considerando questo fattore, rimarrebbe fuori scala. L'Emilia Romagna presenta una percentuale di circa lo 0,15% della popolazione colpita concentrata soprattutto nella zona più vicina alla Lombardia, non certo paragonabile al territorio e alle percentuali di questo piccolo stato. Se il modello quindi potrebbe ad una prima occhiata funzionare poco nel contenimento, ci fornisce in realtà uno spunto interessante sull'azione da intraprendere per individuare i casi.
La rete sociale dei sintomatici e l'effettuazione di tamponi alle persone coinvolte sono la chiave per capire davvero quante persone hanno contratto il coronavirus.
Insomma un modello interessante, soprattutto in ottica futura per la gestione e il monitoraggio di focolai e cluster di malattie contagiose.

Morti: quali sono i numeri?

Voglio dedicarmi rapidamente a chiarire un punto che sento in giro da tante persone che mal interpretano i dati dell'Istituto Superiore di Sanità riguardo i morti da coronavirus. Questo è anche frutto secondo me di una errata comunicazione in conferenza stampa di questa analisi. Quando si va ad analizzare il report è vero che solo l'1,2% dei decessi non aveva patologie pregresse, ma non è che in chi aveva patologie pregresse allora il coronavirus non abbia influito o sia stato solo un "contorno" riguardo il decesso.
La malattia più comune riscontrata nei pazienti COVID-19 deceduti è stata l'ipertensione. Ora in Italia il 57% circa degli uomini e il 40% circa delle donne è iperteso e di queste persone circa il 43% non è trattato farmacologicamente. Cosa vuol dire? Che riescono a controllare la pressione con la dieta, l'attività fisica e il controllo medico. Altre patologie sono il diabete, la fibrillazione atriale ecc... molte di queste malattie di per sé son tenute sotto controllo medico e non rappresentano un fattore di rischio di morte così elevato per sé. Secondo Epicentro, sono tantissime le persone colpite da queste condizioni sopratutto anziane. La polmonite e le difficoltà dovute a COVID-19 quindi peggiorano le condizioni cliniche di questi pazienti.
È quindi sbagliato dire che solo l'1,2% muore "per il coronavirus" e il rimanente "con il coronavirus"? Beh, non c'è una risposta precisa e solo l'analisi dettagliata di ogni cartella clinica, che non comprende solo il valutare quante patologie pregresse fossero presenti, potrà dire quanto la malattia indotta da SARS-CoV-2 abbia peggiorato e influito sulle condizioni cliniche del paziente.
Per capire l'apparente alta letalità del coronavirus in Italia vi rimando a questo articolo de "Il Post" secondo me ben fatto. 

Prossimamente vi aggiornerò ancora un po' sui numeri e sulle notizie sulle cure e sul vaccino per questo coronavirus. Alla prossima!

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