Tumori casuali? Ni....
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Oggi parliamo di cancro
Avrete letto (forse) la notizia dei tumori dovuti al caso.
Sostanzialmente dei ricercatori (tra cui l'italiano Cristian Tomasetti) hanno pubblicato su Science (una tra le più importanti riviste scientifiche n.d.r.) un articolo che parla di come quasi un terzo dei tumori non sia dovuto a fattori ambientali o ereditari, ma a mutazioni dovute ad errori casuali del DNA.
Ma cosa dice la ricerca? Partiamo dal titolo "Stem cell divisons, somatic mutations, cancer etiology, and cancer prevention" cioè "Divisione delle cellule staminali, mutazioni somatiche, eziologia del cancro e prevenzione del cancro. Già da qui di caso non se ne parla. Infatti l'articolo -diversamente da quanto fatto da un altro articolo del 2015 che parlava di "bad luck"- non parla mai di caso o sfortuna. Indaga infatti il rapporto fra numero di divisioni cellulari (ed età) e il rischio di tumore. Indaga 69 stati l'incidenza di 17 tipologie di tumori usando dati IARC (agenzia internazionale sulla ricerca sul cancro) e valuta l'impatto che hanno fattori ambientali, fattori ereditari (trasmessi quindi dai genitori ai figli) o invece non dovuti a nessuno dei due analizzando la letteratura e i dati disponibili. Effettivamente hanno notato che il tempo durante il quale un tessuto si riproduce gioca un fattore molto importante per lo sviluppo di quel tumore e in alcuni casi i fattori ambientali differenti fra le varie popolazioni non riducano il rischio di ammalarsi di certe tipologie di tumori.
Questa grande rivoluzione? Ni... La comunità scientifica sa da tempo che il tumore può essere considerato una malattia genetica cioè dovuta ai danni al DNA e che i danni al DNA si manifestano palesi quando una cellula si divide, e che fanno sì che questa cellula inizi a replicarsi in modo incontrollato potenzialmente all'infinito: quando una cellula si divide in due deve duplicare il suo DNA ed è lì che la sua sequenza può cambiare e quindi inserire errori in punti chiave che mandano la cellula in tilt. Il fatto che gli autori parlino di cellule staminali è perché tipicamente le cellule che si replicano sono cellule staminali (non mi dilungo su questo argomento per brevità). Se il DNA si danneggia mentre la cellula è viva ma non si sta moltiplicando questa innesca una serie di processi (almeno nel 99.9% dei casi n.d.r) per cui va a morire (il processo si chiama apoptosi). Se invece si moltiplica questo chek (il controllo di sequenza) salta e la mutazione viene trasmessa alle cellule figlie che non saranno in grado di riconoscerla. Infatti quando si definisce una sostanza cancerogena, la si definisce anche mutagena se questa interferisce direttamente con la copiatura corretta del DNA (come gli IPA) o non mutagena se aumenta solo la replicazione delle cellule e quindi la probabilità che si verifichi un danno (come l'alcool).
Quindi che la capacità di un tessuto di moltiplicare le sue cellule fosse correlato alla probabilità che quel tessuto sviluppi un tumore era cosa nota; le domanda erano "Quanto questo influisce? Quanto i fattori ambientali ed ereditari "pesano" sui danni che il DNA può avere durante la moltiplicazione? E quanto invece è dovuto alla mancanza di controllo e gli errori di copiatura durante la normale duplicazione cellulare?".
Come già detto avevano fatto un simile studio nel 2015 con uscite similari (se non più "shok") sui giornali.Nel 2015 gli autori (sempre Tomasetti e Volgestein) avevano usato la parole "bad luck" per spiegare i loro risultati scatenando l'ira di buona parte della comunità scientifica che li aveva accusati usato il termine "sfortuna" di sminuire o annullare l'importanza della prevenzione attraverso lo stile di vita. Questa volta gli autori usano parole diverse e specificano meglio il significato delle loro ricerche.
Nel 2015 cercavano "semplicemente" di capire perché negli US certi tumori siano più frequenti di altri trovando che il rischio di sviluppare un tumore in un tessuto è maggiore se le cellule di quel tessuto si replicano di più. Come si vede dall'immagine la relazione è sostanzialmente lineare: più le cellule si dividono più è alto è il rischio di ammalarsi di un determinato tumore. Certo all'aumentare dell'età è più facile ammalarsi di un tumore alla cistifellea (gallbladder) nonostante il numero di divisioni cellulari sia più basso rispetto ad un medulloblastoma, ma sono eccezioni.
Nel 2017 gli autori approfondiscono l'argomento e vanno a vedere meglio queste relazioni tumore per tumore aumentando anche il numero di paesi e di dati (nonostante come già sottolineato dagli autori la qualità vari tra i paesi rendendo meno omogenei i dati- ad esempio mancano i dati per le persone over 80 anni in Africa-). Per farlo hanno messo insieme una mole enorme di dati: quelli relativi al sequenziamento genico, a dati epidemiologici, ai fattori ambientali, e alle conoscenze in materia di ereditarietà e cancro. I risultati delle analisi hanno sostanzialmente replicato quelli dello studio precedente. La correlazione tra tumori e divisioni cellulari è confermata anche al di fuori degli Usa per i 17 tumori studiati, a prescindere dall'ambiente e dallo sviluppo socioeconomico dei diversi paesi. Come però mostrato nella loro immagine immagine, il peso specifico dei danno dovuti alla replicazione (replicative) o all'ambiente (environmental) cambia molto mentre i fattori ereditari generalmente contano molto poco. Per fare due esempi i tumori al polmone o quelli testa-collo hanno cause principalmente ambientali (nonostante un peso lo giochino anche le divisioni cellulari) mentre per le leucemie (Lk) l'ambiente è quasi ininfluente e dipendono quasi solo dalle divisioni cellulari. Esempio importante sono i tumori del cervello e del cervelletto, in questi il rischio dipende quasi solo dalle divisioni cellulari, ma questo sembrava già essere noto: sono tumori principalmente infantili dove quindi l'ambiente ha poco tempo per influire mentre è proprio durante l'infanzia che questi tessuti si espandono e le loro cellule si moltiplicano poi in età adulta (quando l'ambiente potrebbe "pesare") le loro cellule non si riproducono quasi più.
Gli autori nelle cause replicative riconoscono 4 sotto categorie con pesi diversi, in queste mettono anche i danno dovuti alle specie reattive dell'ossigeno (comunemente detti radicali liberi) che, pur essendo una cosa inevitabile averli dato che respiriamo ossigeno, invece potrebbero essere considerati una causa ambientale in quanto la loro quantità può variare a seconda degli stili di vita - ma questa è una critica dell'autore del blog-. Non va inoltre considerato che non conosciamo ancora a pieno se ci sono (e/o) come certe sostanze chimiche possono interferire sui sistemi di copiatura del DNA.
Si può notare come per quasi tutti i tumori tranne per il, già citato, cervello, leucemia e tiroide l'ambiente comunque giochi un peso medio alto e, fatalità, tra questi ci sono i più diffusi (il tumore al polmone copre da solo il 13% dei tumori mondiali e l'ambiente, principalmente il fumo, è molto importante). In media circa il 66% dei tumori è dovuto principalmente a mutazioni "random", circa il 5% a fattori ereditati dai genitori e il rimanente dall'ambiente. Quindi più che dai nemici "esterni" bisogna prima guardare a i problemi che provengono dall'interno (bella lezione di vita eh?).
Considerando il peso dell'ambiente nei vari tumori comunque lo studio non si discosta da report precedenti che dicevano già che circa il 40% dei tumori è prevenibile migliorando lo stile di vita e l'ambiente.
Gli autori concludono "As a result of the aging of the human population, cancer is today the most common cause of death in the world. Primary prevention is the best way to reduce cancer deaths. Recognition of a third contributor to cancer -R mutations- does not diminish the importance of primary prevention but emphasizes that not all cancers can be prevented by avoiding environmental risk factors (Figs. 2 and 3). Fortunately, primary prevention is not the only type of prevention that exists or can be improved in the future. Secondary prevention, i.e., early detection and intervention, can also be lifesaving. For cancers in which all mutations are the result of R, secondary prevention is the only option." In pratica le loro conclusioni non diminuiscono l'importanza della prevenzione primaria (quella basata sui cambiamenti di vita e l'ambiente), ma riconoscono che medici e ricercatori dovrebbero iniziare a parlare di più e senza paura del "caso", questo aiuterebbe a sviluppare meglio nuove cure e mezzi di diagnosi ed intervento precoce che, nella maggioranza dei tumori, sono il vero mezzo di salvezza in quanto non prevenibili.
L'errore più grosso che possiamo fare è essere fatalisti ("quando ti viene ti viene e non potevi farci nulla"): prevenire è meglio che curare e, se non si può prevenire, è meglio curare prima. Lo studio di Tomasetti e Volgestein ci ricorda proprio questo: considerare ed implementare tutte le strategie di prevenzione, diagnosi precoce e cura mirata.
Link e fonti
https://www.wired.it/scienza/medicina/2017/03/24/cancro-caso-tomasetti-prevenzione/
http://www.bgbunict.it/Html/DiPietro/LezioniSito/Medicina/pdf%20Med%2010/Cancro.pdf
https://www.wired.it/attualita/ambiente/2017/03/23/mutazioni-cancro-caso/
http://science.sciencemag.org/content/355/6331/1330
http://www.repubblica.it/salute/2017/03/23/news/tumori_la_maggior_parte_sono_dovuti_al_caso-161241128/
http://ww2.unime.it/prevenzione/pdf/pdf%20altri/AgentiChimiciMutageni.pdf
https://www.wired.it/scienza/medicina/2015/01/13/cancro-sfortuna/
http://salute.ilgiornale.it/news/25413/mutazioni--caso-dna-vita/1.html
https://www.wired.it/scienza/medicina/2014/01/24/tumori-diagnosi-precoce-analisi-sangue/
http://science.sciencemag.org/content/347/6217/78
http://www.focus.it/scienza/salute/replicazione-cellulare-errori-del-dna-quanto-conta-la-sfortuna-nei-tumori
http://www.wcrf.org/int/cancer-facts-figures/worldwide-data
http://www.cancerresearchuk.org/health-professional/cancer-statistics/risk/preventable-cancers#heading-Zero
http://www.npr.org/sections/health-shots/2017/03/23/521219318/cancer-is-partly-caused-by-bad-luck-study-finds
http://www.ilpost.it/2017/03/24/cancro-mutazioni-dna/
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2015/01/02/news/tumori_ricerca_ne_causa_pi_la_sfortuna_che_lo_stile_di_vita-104167899/
Oggi parliamo di cancro
Avrete letto (forse) la notizia dei tumori dovuti al caso.
Sostanzialmente dei ricercatori (tra cui l'italiano Cristian Tomasetti) hanno pubblicato su Science (una tra le più importanti riviste scientifiche n.d.r.) un articolo che parla di come quasi un terzo dei tumori non sia dovuto a fattori ambientali o ereditari, ma a mutazioni dovute ad errori casuali del DNA.
Ma cosa dice la ricerca? Partiamo dal titolo "Stem cell divisons, somatic mutations, cancer etiology, and cancer prevention" cioè "Divisione delle cellule staminali, mutazioni somatiche, eziologia del cancro e prevenzione del cancro. Già da qui di caso non se ne parla. Infatti l'articolo -diversamente da quanto fatto da un altro articolo del 2015 che parlava di "bad luck"- non parla mai di caso o sfortuna. Indaga infatti il rapporto fra numero di divisioni cellulari (ed età) e il rischio di tumore. Indaga 69 stati l'incidenza di 17 tipologie di tumori usando dati IARC (agenzia internazionale sulla ricerca sul cancro) e valuta l'impatto che hanno fattori ambientali, fattori ereditari (trasmessi quindi dai genitori ai figli) o invece non dovuti a nessuno dei due analizzando la letteratura e i dati disponibili. Effettivamente hanno notato che il tempo durante il quale un tessuto si riproduce gioca un fattore molto importante per lo sviluppo di quel tumore e in alcuni casi i fattori ambientali differenti fra le varie popolazioni non riducano il rischio di ammalarsi di certe tipologie di tumori.
Questa grande rivoluzione? Ni... La comunità scientifica sa da tempo che il tumore può essere considerato una malattia genetica cioè dovuta ai danni al DNA e che i danni al DNA si manifestano palesi quando una cellula si divide, e che fanno sì che questa cellula inizi a replicarsi in modo incontrollato potenzialmente all'infinito: quando una cellula si divide in due deve duplicare il suo DNA ed è lì che la sua sequenza può cambiare e quindi inserire errori in punti chiave che mandano la cellula in tilt. Il fatto che gli autori parlino di cellule staminali è perché tipicamente le cellule che si replicano sono cellule staminali (non mi dilungo su questo argomento per brevità). Se il DNA si danneggia mentre la cellula è viva ma non si sta moltiplicando questa innesca una serie di processi (almeno nel 99.9% dei casi n.d.r) per cui va a morire (il processo si chiama apoptosi). Se invece si moltiplica questo chek (il controllo di sequenza) salta e la mutazione viene trasmessa alle cellule figlie che non saranno in grado di riconoscerla. Infatti quando si definisce una sostanza cancerogena, la si definisce anche mutagena se questa interferisce direttamente con la copiatura corretta del DNA (come gli IPA) o non mutagena se aumenta solo la replicazione delle cellule e quindi la probabilità che si verifichi un danno (come l'alcool).
Quindi che la capacità di un tessuto di moltiplicare le sue cellule fosse correlato alla probabilità che quel tessuto sviluppi un tumore era cosa nota; le domanda erano "Quanto questo influisce? Quanto i fattori ambientali ed ereditari "pesano" sui danni che il DNA può avere durante la moltiplicazione? E quanto invece è dovuto alla mancanza di controllo e gli errori di copiatura durante la normale duplicazione cellulare?".
Come già detto avevano fatto un simile studio nel 2015 con uscite similari (se non più "shok") sui giornali.Nel 2015 gli autori (sempre Tomasetti e Volgestein) avevano usato la parole "bad luck" per spiegare i loro risultati scatenando l'ira di buona parte della comunità scientifica che li aveva accusati usato il termine "sfortuna" di sminuire o annullare l'importanza della prevenzione attraverso lo stile di vita. Questa volta gli autori usano parole diverse e specificano meglio il significato delle loro ricerche.
Immagine da Tomasetti et al. 2015 |
Immagine da Tomasetti et al. 2017 |
Nel 2017 gli autori approfondiscono l'argomento e vanno a vedere meglio queste relazioni tumore per tumore aumentando anche il numero di paesi e di dati (nonostante come già sottolineato dagli autori la qualità vari tra i paesi rendendo meno omogenei i dati- ad esempio mancano i dati per le persone over 80 anni in Africa-). Per farlo hanno messo insieme una mole enorme di dati: quelli relativi al sequenziamento genico, a dati epidemiologici, ai fattori ambientali, e alle conoscenze in materia di ereditarietà e cancro. I risultati delle analisi hanno sostanzialmente replicato quelli dello studio precedente. La correlazione tra tumori e divisioni cellulari è confermata anche al di fuori degli Usa per i 17 tumori studiati, a prescindere dall'ambiente e dallo sviluppo socioeconomico dei diversi paesi. Come però mostrato nella loro immagine immagine, il peso specifico dei danno dovuti alla replicazione (replicative) o all'ambiente (environmental) cambia molto mentre i fattori ereditari generalmente contano molto poco. Per fare due esempi i tumori al polmone o quelli testa-collo hanno cause principalmente ambientali (nonostante un peso lo giochino anche le divisioni cellulari) mentre per le leucemie (Lk) l'ambiente è quasi ininfluente e dipendono quasi solo dalle divisioni cellulari. Esempio importante sono i tumori del cervello e del cervelletto, in questi il rischio dipende quasi solo dalle divisioni cellulari, ma questo sembrava già essere noto: sono tumori principalmente infantili dove quindi l'ambiente ha poco tempo per influire mentre è proprio durante l'infanzia che questi tessuti si espandono e le loro cellule si moltiplicano poi in età adulta (quando l'ambiente potrebbe "pesare") le loro cellule non si riproducono quasi più.
Gli autori nelle cause replicative riconoscono 4 sotto categorie con pesi diversi, in queste mettono anche i danno dovuti alle specie reattive dell'ossigeno (comunemente detti radicali liberi) che, pur essendo una cosa inevitabile averli dato che respiriamo ossigeno, invece potrebbero essere considerati una causa ambientale in quanto la loro quantità può variare a seconda degli stili di vita - ma questa è una critica dell'autore del blog-. Non va inoltre considerato che non conosciamo ancora a pieno se ci sono (e/o) come certe sostanze chimiche possono interferire sui sistemi di copiatura del DNA.
Si può notare come per quasi tutti i tumori tranne per il, già citato, cervello, leucemia e tiroide l'ambiente comunque giochi un peso medio alto e, fatalità, tra questi ci sono i più diffusi (il tumore al polmone copre da solo il 13% dei tumori mondiali e l'ambiente, principalmente il fumo, è molto importante). In media circa il 66% dei tumori è dovuto principalmente a mutazioni "random", circa il 5% a fattori ereditati dai genitori e il rimanente dall'ambiente. Quindi più che dai nemici "esterni" bisogna prima guardare a i problemi che provengono dall'interno (bella lezione di vita eh?).
Considerando il peso dell'ambiente nei vari tumori comunque lo studio non si discosta da report precedenti che dicevano già che circa il 40% dei tumori è prevenibile migliorando lo stile di vita e l'ambiente.
Gli autori concludono "As a result of the aging of the human population, cancer is today the most common cause of death in the world. Primary prevention is the best way to reduce cancer deaths. Recognition of a third contributor to cancer -R mutations- does not diminish the importance of primary prevention but emphasizes that not all cancers can be prevented by avoiding environmental risk factors (Figs. 2 and 3). Fortunately, primary prevention is not the only type of prevention that exists or can be improved in the future. Secondary prevention, i.e., early detection and intervention, can also be lifesaving. For cancers in which all mutations are the result of R, secondary prevention is the only option." In pratica le loro conclusioni non diminuiscono l'importanza della prevenzione primaria (quella basata sui cambiamenti di vita e l'ambiente), ma riconoscono che medici e ricercatori dovrebbero iniziare a parlare di più e senza paura del "caso", questo aiuterebbe a sviluppare meglio nuove cure e mezzi di diagnosi ed intervento precoce che, nella maggioranza dei tumori, sono il vero mezzo di salvezza in quanto non prevenibili.
L'errore più grosso che possiamo fare è essere fatalisti ("quando ti viene ti viene e non potevi farci nulla"): prevenire è meglio che curare e, se non si può prevenire, è meglio curare prima. Lo studio di Tomasetti e Volgestein ci ricorda proprio questo: considerare ed implementare tutte le strategie di prevenzione, diagnosi precoce e cura mirata.
Link e fonti
https://www.wired.it/scienza/medicina/2017/03/24/cancro-caso-tomasetti-prevenzione/
http://www.bgbunict.it/Html/DiPietro/LezioniSito/Medicina/pdf%20Med%2010/Cancro.pdf
https://www.wired.it/attualita/ambiente/2017/03/23/mutazioni-cancro-caso/
http://science.sciencemag.org/content/355/6331/1330
http://www.repubblica.it/salute/2017/03/23/news/tumori_la_maggior_parte_sono_dovuti_al_caso-161241128/
http://ww2.unime.it/prevenzione/pdf/pdf%20altri/AgentiChimiciMutageni.pdf
https://www.wired.it/scienza/medicina/2015/01/13/cancro-sfortuna/
http://salute.ilgiornale.it/news/25413/mutazioni--caso-dna-vita/1.html
https://www.wired.it/scienza/medicina/2014/01/24/tumori-diagnosi-precoce-analisi-sangue/
http://science.sciencemag.org/content/347/6217/78
http://www.focus.it/scienza/salute/replicazione-cellulare-errori-del-dna-quanto-conta-la-sfortuna-nei-tumori
http://www.wcrf.org/int/cancer-facts-figures/worldwide-data
http://www.cancerresearchuk.org/health-professional/cancer-statistics/risk/preventable-cancers#heading-Zero
http://www.npr.org/sections/health-shots/2017/03/23/521219318/cancer-is-partly-caused-by-bad-luck-study-finds
http://www.ilpost.it/2017/03/24/cancro-mutazioni-dna/
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2015/01/02/news/tumori_ricerca_ne_causa_pi_la_sfortuna_che_lo_stile_di_vita-104167899/
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