Pelle e stomaco... un collegamento allergico?

Una notizia battuta dall'ANSA, ma ripresa solo da poche testate online (1, 2, 3...), potrebbe far pensare che la causa delle allergie alimentari siano salviette igienizzanti e polvere.
Vediamo un po'.
La notizia riprende questa ricerca scientifica che sembrerebbe aver trovato una relazione fra sensibilizzazione cutanea e sviluppo di allergie alimentari.
Andiamo con ordine.

Cos'è la sensibilizzazione cutanea e cos'è un sensibilizzante cutaneo?
La sensibilizzazione cutanea è un fenomeno infiammatorio scatenato dal contatto cutaneo con sostanze sensibilizzanti. La sensibilizzazione è un fenomeno spesso legato all'allergia, ma NON È l'allergia. Infatti tutte le allergie sono caratterizzate da una fase di sensibilizzazione: cioè una  fase in cui il sistema immunitario si "addestra" a riconoscere un antigene come un allergene. Tuttavia non tutte le sensibilizzazioni si trasformano in allergie. Esistono due tipi di sensibilizzazione: l'aerea che riguarda fenomeni che riguardano le vie aeree a seguito della respirazione di una sostanza e la cutanea che avviene quando il contatto riguarda la pelle.
Una sostanza sensibilizzante è quindi una sostanza che è in grado di provocare una sensibilizzazione, le sostanze sensibilizzanti possono -in tempi mediolunghi- provocare allergie. Soggetti che rimangono o sono esposti per lungo tempo a sensibilizzanti cutanei possono sviluppare arrossamenti cronici, prurito intenso, riduzione dello spessore della cute o, in caso di sensibilizzanti aerei, delle mucose del tratto respiratorio.
Ogni qualvolta che avviene il contatto tra una sostanza sensibilizzante e le pelle, nel giro di qualche ora fino ad un paio di giorni si assiste a:
- Produzione di cellule del sistema immunitario rivolte contro l’agente sensibilizzante
- Risposta infiammatoria da parte della nostra pelle che può persistere da ore fino ad alcuni giorni.
Alcuni esempi tra i tantissimi sensibilizzanti cutanei più diffusi sono detersivi, coloranti, profumi spray, cosmetici... ma in realtà le cause della sensibilizzazione sono molteplici e ancora in fase di studio.
L'allergia, invece, è una risposta acuta che si può definire a tutti gli effetti una malattia determinata da una risposta immunitaria anomala ed eccessiva a seguito del contatto con sostanze estranee all'organismo (es. alimenti, polvere, pollini), ma normalmente innocue in soggetti sani. I sintomi delle allergie compaiono rapidamente, anche con piccole quantità di allergene. Generalmente si parla di allergia se i sintomi compaiono entro le 24 ore dal contatto con l’allergene. È importante però ricordare che la diagnosi può essere fatta solo attraverso esami medici.

Fatta questa doverosa premessa vediamo cosa dice la ricerca.
Riguardo alla sensibilizzazione cutanea esistono da anni alcune mutazioni genetiche che sembrano predisporre alla possibilità di sviluppare sensibilizzazioni cutanee ed allergie. In particolare due geni sembrano essere abbastanza certi e sono Flg (il gene che codifica la filaggrina, coinvolta in varie patologie cutanee) e Matt (che codifica la mattrina, legata a varie forme di dermatite atopica). La mutazione per la filaggrina è presente in eterozigosi (cioè una delle due copie del gene sana e l'altra mutata) nel circa il 10% della popolazione europea predisponendola così allo sviluppo di dermatiti atopiche, sensibilizzazioni e allergie cutanee.
I ricercatori hanno usato topi mutati in eterozigosi sia per Flg che per Tmem79 (il corrispondente di Matt nei topi) esponendoli a vari test allergici. Fin dalla giovanissima età (3 giorni dopo la nascita) i topi sono stati divisi in due gruppi: uno trattato con SDS (o sodium laureth sulfate che leggete in praticamente tutti i prodotti detergenti) e uno con garza sterile. Dopo questo trattamento cutaneo, sulla pelle di entrambi i gruppi sono stati poi vaporizzati polvere domestica, albumina d'uovo, polvere di arachide oppure non sono più stati trattati. Questa procedura è stata ripetuta due volte al giorno per tre giorni. Dopo due giorni dalla fine dei trattamenti all'acqua dei topi sono state addizionati o polvere di arachidi o albumina d'uovo. Si è visto poi quanti topi nutriti in questo modo, una volta svezzati, hanno sviluppato allergia alimentare o all'uovo o alle arachidi.
Bene, i topi che erano stati trattati con SDS e i vapori di allergeni hanno sviluppato in numero decisamente maggiore le allergie alimentari rispetto ai topi trattati o solo con i vapori o non trattati.
Ed ecco perché si è generata la confusione generata sul fatto che salviette igienizzanti e polvere possano causare le allergie alimentari: in realtà si tratta di una commistione fra genetica e fattori ambientali tra cui un particolare ingrediente dei prodotti igienici e polvere.

Cos'ha di interessante questa ricerca?
La ricerca mostra una connessione stretta fra quelle che sono le reazioni immunitarie legate alla cute e quello che avviene a livello dell'intestino dove si sviluppano le allergie alimentari.
Infatti è nota la estrema connessione fra intestino e sistema immunitario, tanto che l'intestino è considerato quasi una "centrale immunitaria" con il sistema linfoide collegato all'intestino (noto anche come GALT) che si stimi produca tra il 60% e l'80% delle cellule del sistema immunitario. Inoltre sempre più ricerche analizzano il legame stretto e profondo che esiste fra flora batterica intestinale e corretto sviluppo del sistema immunitario (1, 2). Questo legame fra pelle ed intestino risulta, quindi, qualcosa di interessante che apre a nuove interconnessioni e ricerche.
In realtà non è la prima volta che ricercatori ipotizzano una relazione fra pelle ed allergie alimentari. Infatti nel 2014 ricercatori di Washington avevano già visto una possibile relazione, puntando però il dito contro un'altra proteina, la TLSP, anche questa coinvolta nelle dermatiti atopiche. Topi che producevano troppa TLSP sono risultati più propensi a sviluppare allergia all'uovo rispetto ai topi che ne producevano quantità normali.
Lo studio introduce nuovi tasselli a questa connessione, mostrando come detergenti e polvere domestica possano effettivamente agire da "facilitatori" allo sviluppo di allergie alimentari.
La ricerca apre inoltre le porte a possibili nuovi metodi di prevenzione, infatti l'osservazione di fenomeni cutanei può servire come metodo di indagine o studiare indizi per capire la predisposizione ad allergie alimentari.

Negli ultimi decenni si è assistito a un aumento di allergie alimentari che ormai sfiorano il 10% della popolazione giovanile europea e in generale tutte le allergie sono in aumento tanto da parlare di "epidemia allergica" e tra le cause sembra esserci proprio l'eccessiva pulizia e igiene (la cosiddetta "ipotesi igiene").
Cosa fare di fronte a questa evidenza?
Se per la genetica possiamo fare praticamente nulla, possiamo agire sui fattori concomitanti. Ad esempio, lavarsi le mani prima di toccare il piccolo dopo aver toccato alimenti o sostanze che possono contenere allergeni (come creme che contengono burro di arachidi), che entrano poi in contatto con la pelle del bambino, evitare al bebè contatti con ambienti troppo polverosi, diminuire l'uso di detergenti e salviette igienizzanti e sciacquare il bambino con attenzione dopo il contatto con esse. Importante -per evitare l'eccessivo "effetto igiene"- però è anche non tenere il bimbo sotto una "campana di vetro" in quanto il sistema immunitario ha bisogno di formarsi correttamente (in età adulta fa più fatica ad addestrarsi bene) e venire a contatto con tutto quello che potrebbe in futuro diventare un allergene. Sciacquare il bambino dai detergenti e igienizzanti inoltre serve a far sì che sulla pelle si formi quella flora batterica epiteliale che è funzionale per la corretta omeostasi della pelle.

Insomma, se la ricerca ci fornisce un nuovo e interessante collegamento fra pelle e intestino, si conferma quella che dovrebbe essere una sana abitudine: non essere ossessionati con l'igiene e la pulizia fa bene al sano sviluppo del sistema immunitario.


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