Bere zucchero fa venire il cancro?


LE BEVANDE ZUCCHERATE FANNO VENIRE IL CANCRO!!!
Fossi un giornale in cerca di click facili titolerei così, ma invece -ormai mi conoscete- cercherò di analizzare la notizia che circola ormai da 2 settimane che afferma che basta un bicchiere di bevande zuccherate per aumentare in modo importante il rischio di contrarre tumori.
Come spesso accade questa notizia nasce da una ricerca pubblicata sulla rivista BMJ da ricercatori francesi, riguardo la conclusione di un’analisi su una correlazione tra consumo di bevande zuccherate e sviluppo di tumori.
Come spesso accade in studi nutrizionali, questo è uno studio prospettico di coorte. Senza scendere troppo nei dettagli (lo farò in un post dedicato dove spiegherò le varie differenze fra le varie tipologie di studi), uno studio di questo tipo osserva per un determinato periodo delle abitudini in una popolazione e le correla ad un determinato effetto, in questo caso il cancro.

In particolare, lo studio lo fa su una coorte.
Cos'è una coorte? Una coorte è un gruppo di persone all'interno di una popolazione durante un periodo specifico con almeno una caratteristica in comune.
In questo caso la corte è stata la popolazione francese tra i 18 e i 73 anni che ha partecipato per almeno 2 volte allo studio NutriNet-Santé e che è stata seguita per almeno 2 anni.

Lo studio NutriNet-Santé è una raccolta di dati online fatta in collaborazione col ministero della salute francese che vuole analizzare abitudini e stili di vita attraverso questionari online. In particolare, ai partecipanti viene chiesto di compilare dei “record”: ogni record è composto da 3 questionari sulle condizioni e le abitudini di vita da compilarsi in 2 settimane. I dettagli sullo studio NutriNet-Santé comunque le trovate qui.

Cosa dice questo studio?
Lo studio prende in considerazione 101257 persone, di cui il 78.7% donne e il 21.3% uomini diviso in 4 gruppi dai consumatori di bevande zuccherate (da chi ne consuma poche a chi ne consuma tante) e vede quante persone della coorte ha sviluppato tumori durante il periodo di studio.
Ed effettivamente sembra che all'aumentare delle bevande zuccherate aumenti anche il rischio di contrarre tumori. Infatti nella tabella sopra, dove vi mostro la quantità di bevande zuccherate, lo zucchero assunto e il rischio relativo ai tumori, si nota come a livello generale per tutti i tipi di tumore (dal melanoma al timore ai testicoli, dal colon alla gola…) all'aumentare dello zucchero assunto aumenti anche il rischio di cancro fino ad arrivare al 30%.
Ma questo rapporto non è così lineare per altri tumori. Se infatti il seno ricalca un po' l’andamento di tutti i tumori, colon e prostata hanno andamenti diversi. Infatti per questi due tumori l'andamento è tutt'altro che proporzionale al consumo.
Ma poi di che bevande parliamo?
Infatti, se dico bevande zuccherate la maggior parte di voi penserà a quelle zuccherate artificialmente (tipo thè freddi, Coca-cola ecc...), invece lo studio come bevande zuccherate intende anche quelle zuccherate naturalmente come i succhi di frutta al 100% (quelli senza polpa per intenderci). Quindi non zucchero necessariamente aggiunto per intenderci.
Questo fatto ci deve richiamare al concetto di zucchero libero.
Cosa sono gli zuccheri liberi? Tutti gli zuccheri assimilabili immediatamente dal nostro organismo. In pratica tutti gli zuccheri che sono già stati “estratti” dalle cellule oppure tolti dai complessi in cui sono intrappolati. Quindi sono tutti zuccheri dove il nostro corpo non deve “far fatica” per estrarli e assorbirli.
Gli zuccheri presenti in succhi di frutta e di verdura, puree, polpe e prodotti simili dove la struttura dell’ingrediente originale (frase chiave!) è stata rotta, sono da considerarsi zuccheri liberi. Da notare che è irrilevante che questi prodotti non contengano zuccheri “aggiunti”; lo zucchero libero viene comunque prodotto “internamente”.

Fatte queste precisazioni, che comunque approfondirò, ma di che rischio stiamo parlando?
Eh sì, perché se aumento del 30% il rischio di una patologia (e in questo caso parliamo di un insieme di un insieme di patologie) che colpisce una persona su quattro, parliamo di una cosa ma se questa patologia ne colpisce una su 50 parliamo di un aumento numericamente più ristretto.
In questa ricerca, in un massimo di 9 anni di analisi, si sono registrati 2193 casi di tumore su 101257 persone analizzate, vuol dire che il 2,17% delle persone ha avuto un tumore. Facendo dei conti spannometrici (se avessi scritto queste cose all'esame di statistica mi avrebbero bocciato ndr) un aumento 30% avrebbe portato il rischio di contratte un tumore al 2,82% (2,17x1,3). Anche se non si è esperti di matematica, capite comunque che parliamo di un rischio che rimane comunque basso.
E anche se, come dice l’articolo stesso, la popolazione analizzata ha un rischio inferiore di sviluppare cancro rispetto alla popolazione generale, attraverso conti sempre molto spannometrici, si può dire, che anche se tutti bevessero quasi 200mL di bevande zuccherate al giorno, la popolazione ammalata di cancro aumenterebbe del 1% circa.

Attenzione con questo non voglio sottovalutare l’effetto del rischio e il suo aumento. Quel che voglio fare è contestualizzare la cosa: se aumento il rischio di una cosa molto comune l’effetto generale sulla popolazione sarà molto elevato, se aumento il rischio di una cosa rara l’impatto sarà relativo alla rarità e probabilmente non sposterà molto gli equilibri.
Faccio un esempio: se in un parco di 10 chilometri quadri avete 1000000 di piccioni, ne avrete 100000 su kme ne eliminate 1000 continuerete a vedere tanti piccioni, se nello stesso parco avete 4 fringuelli e ne mettete 2 in più (un aumento del 50%) la probabilità di vedere un fringuello non cambia di molto, infatti passerete da 0,4 fringuelli su km2 a 0,6 fringuelli su km2. Quindi nonostante il, proporzionale, enorme aumento dei fringuelli dovreste essere comunque molto fortunati a vederne uno.
Stessa cosa si può dire del cancro in questo studio: nonostante un aumento molto importante del rischio dovreste essere comunque essere molto “sfortunati” in questo caso a contrarne uno.

Voglio dire che potete bere, fumare e “comportarvi male” quanto volete, tanto il rischio è comunque raro?
NO, NO e poi NO!! I fattori di rischio sono comunque importanti e se potete evitarli evitateli, ci sono fattori di rischio molto blandi e altri molto importanti. Ci sono tumori quasi evitabili o del tutto evitabili solo con comportamenti o vaccini (pensate al fumo, all'amianto e all'HPV). Anche se quel tipo di tumore è comunque raro pensate all'impatto sulla comunità, sul sistema sociosanitario che evitarlo può avere. La statistica è un’arma a doppio taglio: poco su grandi numeri è comunque tanto, tanto su piccoli numeri è comunque poco e sul tumore siamo nel primo caso.
Il concetto è: don’t panic! Su di voi come singoli bere un po' di succo di frutta al giorno non cambierà molto, su di noi come comunità potrebbe cambiare qualcosa.
Anche perché, e ora ci arriviamo, lo studio ha dei limiti.

Vediamo un po' quali sono questi limiti.
In primo luogo, come già detto è uno studio osservazionale prospettico che, come già detto, osserva cosa accade in un determinato lasso di tempo, ma non scende nei meccanismi del perché accade.
Poi, parliamo di una coorte francese, non certo rappresentativa di tutta la popolazione, nemmeno della Francia.
Per definizione, i partecipanti volontari non sono rappresentativi della popolazione generale di un paese. I partecipanti alla coorte NutriNet-Santé erano più spesso donne (71,8%), con comportamenti attenti alla salute e livelli socioprofessionali ed educativi più elevati rispetto alla popolazione francese generale, ciò ha comportato una minore incidenza di cancro rispetto alle stime nazionali (tasso di incidenza standardizzato su 100000 persone all'anno: 620 casi per anno in questo studio contro 972 casi in Francia) e una assunzione di bevande zuccherate nel complesso più bassa. Infatti, sebbene il confronto non sia semplice, l'assunzione media di bevande zuccherate è stato di 117,3mL al giorno nello studio, rispetto a circa 270,0mL/giorno rilevate in una analisi precedente. Inoltre, in questo studio, i consumatori maggiori di bevande zuccherate tendono ad essere più giovani, più istruiti, meno attivi fisicamente, hanno una minor storia familiare di cancro e sviluppano meno malattie cardiometaboliche. Hanno anche una maggiore assunzione di energia, carboidrati, lipidi e sodio e una minore assunzione di alcol, rispetto alle persone che consumano meno zucchero. La percentuale di fumatori è leggermente maggiore nei consumatori elevati di zucchero rispetto a chi ne consuma meno.
Questo (come per il caffè ndr) può essere segno di una tendenza “salutistica”: chi consuma meno zucchero probabilmente è anche più attento a stili di vita salutistici rispetto a chi invece ne consuma poco. Il consumo medio giornaliero di bevande zuccherate è stato maggiore negli uomini che nelle donne (90,3 mL vs 74,6 mL, rispettivamente). Questi dati messi insieme già costituiscono dei limiti nella ricerca soprattutto riguardo l’analisi e la specificità sessuale dei tumori, andando quindi -a seconda di come si vuole leggere il dato- a sottostimare o sovrastimare l’effetto dello zucchero.
Poi, le analisi si sono concentrate solo su alcune tipologie di cancro (seno, colon e prostata), riducendo così il potere statistico, che avrebbe potuto compromettere la capacità di rilevare associazioni, ad esempio per melanomi e per cancro al polmone.
Come già detto anche in altri articoli, nonostante gli svariati metodi statistici, altri fattori correlati alle abitudini di vita non si possono escludere. Obesità, diabete, bassa attività fisica sono tutti correlati sia al consumo di zuccheri che allo sviluppo di tumori. Poi c’è il discorso fumo: se è pur vero che chi consuma più bevande zuccherate è, mediamente, un maggior fumatore è seppur vero che in questo studio i fumatori sono mediamente meno che nella popolazione francese generale. Questi limiti fanno e parte degli studi prospettici che, per definizione, non sono randomizzati e che quindi hanno delle distorsioni.
Infine, ci sono i limiti tipici delle ricerche nutrizionali che si basano su risposte a questionari. La ricerca, seppur abbia diviso i consumatori in numeri uguali “spalmando” eventuali errori su tutti i gruppi, si basa su auto-misurazioni, cioè su dichiarazioni delle persone contattate. La quantità di bevande zuccherate può quindi essere errata con sovrastime o sottostime, in quanto non è detto affatto che le persone affermino il vero (sia perché tendono a mentire sugli stili di vita sia perché non sappiano effettivamente se quella bevanda sia da considerarsi zuccherata o meno). Indice di massa corporea, grasso, valutazioni fatte con bilance empidenziometriche ed altro -anche se in buona fede- possono risultare sbagliate se non seguite da persone competenti.  Inoltre, l'indice glicemico o il carico glicemico non erano disponibili in questo studio e dovrebbero essere integrati in future indagini al fine di chiarire meglio i meccanismi coinvolti nelle associazioni tra bevande zuccherate e cancro.
Inoltre, nello studio si presuppone che il consumo misurato, per almeno 2 anni, in persone adulte corrisponda al consumo medio sia precedente che successivo al termine dello studio. In realtà questo non è affatto detto, anzi -come nota lo stesso articolo- le persone più anziane tendono a consumare meno bevande zuccherate. Un’analisi durata al massimo 9 anni permette di studiare associazione a breve-medio periodo. Tuttavia, poiché alcuni processi cancerogeni possono richiedere diversi decenni, sarà importante in futuro rivalutare le associazioni tra bevande zuccherate e cancro nella coorte, per studiare gli effetti a lungo termine. Questo, ammettono i ricercatori, sarà uno degli obiettivi per i prossimi 10 anni.
Infine, come già detto, si tratta di uno studio osservazionale, pertanto non è possibile stabilire (anche se i ricercatori provano a fare delle ipotesi) i possibili meccanismi causa-effetto delle associazioni osservate.
In futuro, se questi risultati venissero replicati in altri studi prospettici di grandi dimensioni e/o con studi di causa-effetto, sarebbe interessante vedere cosa succederebbe se le bevande zuccherate venissero sostituite con altro, ad esempio della semplice acqua.

Ma oltre a questo ci sono altri studi tra bevande zuccherate e cancro?
In realtà così approfonditi no.
Non ci sono studi dettagliati che studiano la relazione tra bevande zuccherate e tumori (tranne uno sul tumore al pancreas) e gli studi tra assunzione di zucchero con la dieta e cancro si limitano a studi osservazionali su alcuni tipi di tumore (in particolare ginecologici e del tratto digerente e organi correlati, come fegato, pancreas ecc...). Non ho trovato nessuno studio sistematico, tranne uno sul fruttosio e un altro studio osservazionale su un campione più piccolo (e tra l’atro arrivano a conclusioni contrastanti), che analizzi in modo sistematico la relazione fra zuccheri assunti con la dieta e tumori
Attenzione a non confondere però lo zucchero nella dieta con il cosiddetto “Effetto Warburg”.
L'effetto Warburg, detto anche su molti siti pseudo salutistici-complottistici “la causa primaria del cancro”, riguarda il fatto, scientificamente accertato, che molte tipologie di tumori riescano a sfruttare il glucosio (un monosaccaride semplice) come fonte di energia in modo maggiore rispetto ai tessuti normali. Il glucosio è “lo zucchero del nostro corpo”, quando misurate la glicemia durante una normalissima analisi del sangue è proprio il glucosio circolante che vedete.
Il fatto è che il glucosio non lo si assume solo con la dieta, anzi il nostro corpo è in grado -attraverso un processo detto gluconeogenesi- di ricavarlo da altre fonti (glicogeno, grasso e persino proteine).
Quindi non è lo zucchero assunto che “nutre il cancro”, ma lo zucchero totale, assunto o generato che sia.

Ma quindi che conclusioni possiamo trarre?
La prima è che questo studio va confermato, sia da altri studi che da osservazioni a più lungo termine. Come molti studi osservazionali può essere un campanello d’allarme, ma non è assolutamente un punto di arrivo.
Questo studio- volendo- conferma ciò che da tempo dice l'OMS: riduciamo il consumo di zucchero. Infatti, già dal 2015 l’OMS ha fissato la soglia sicura raccomandata di zuccheri liberi assumibili con la dieta a 50g al giorno per persona adulta e affermato che dimezzandola (25g/die) si avrebbero evidenti benefici per la salute.

Insomma, cancro o non cancro, cerchiamo di abbassare gli zuccheri che assumiamo ogni giorno. Cerchiamo di mangiare bene: carboidrati, proteine, fibre nelle dosi giuste e frutta e verdura possibilmente interi… e se ogni tanto vi mangiate un dolce, bevete un succo o una coca-cola fatelo senza patemi d’animo… non vi ammazzeranno di certo.

BIBLIOGRAFIA
https://www.bmj.com/content/366/bmj.l2408.long#ref-30

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