L'ONU dichiara guerra al cibo italiano! Aspettate un attimo...

"L'ONU dichiara guerra al parmigiano!" "Per l'OMS il grana e il prosciutto sono pericolosi come il fumo!".... questi sono in sintesi i messaggi trasmessi nelle ultime ore da molti giornali italiani riguardo lo studio e l'analisi sulle malattie non trasmissibili fatta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità ancora il 1 giugno scorso, ma in realtà non è proprio così.



Lo "scandalo" nasce dal report denominato "Time to deliver" che vuole essere un punto di partenza per discutere sulla situazione riguardante le malattie non trasmissibili o, dall'inglese, NCD.
Ma cosa sono le malattie non trasmissibili?
Sono una serie di malattie che non si trasmettono per via genetica diretta (anche se possono includere alcune predisposizioni genetiche) e che non vengono trasmesse attraverso batteri o virus.
Tra queste quindi abbiamo la maggioranza dei tipi di tumore, malattie metaboliche come il diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, l'obesità, ictus, malattie renali croniche, osteoporosi ecc ecc... sono malattie dove la letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato la grossa influenza degli stili di vita e di fattori di rischio come il fumo di sigaretta (vedi tumore al polmone e malattie cardiovascolari) o l'eccessivo consumo di alcool (soprattutto problemi al fegato ma non solo). 
Ora, l'eccessivo consumo di sale nella dieta, è da tempo un fattore di rischio noto per molte malattie non trasmissibili (da quelle cardiovascolari al diabete, da malattie renali all'obesità), non sorprende quindi che si voglia puntare a ridurne il consumo.

Ma torniamo a "Time to deliver".
Il report, togliendo indici e titoli, è lungo meno di 40 pagine ed è abbastanza leggibile. Lo scopo generale dell'OMS era, attraverso questo documento, avviare una discussione e riflessione riguardo al punto su cui è il mondo riguardo la lotta alle malattie non trasmissibile e cosa si può fare per contrastarle, con uno sguardo in particolare sulla prevenzione e sul contrasto ai fattori di rischio, in particolar modo cattivi stili di vita e alimentazione.

Per capire però il report bisogna tornare indietro di un anno, al 18 maggio 2017, quando esce un ordine del giorno provvisorio riguardante la riunione tenutasi dal 22 al 31 maggio dello stesso anni riguardante fra le altre cose le NCD. In quest'ordine del giorno si fa il punto della situazione sulle NCD, si analizzano eventuali passi in avanti e strategie messe in atto dagli stati per combatterle e si studiano proposte concrete da discutere per implementare la lotta a queste patologie. Ed è qui che si parla del sale e di quelle cose che "danneggerebbero" il made in Italy.
Ma il documento non parla affatto di alcun tipo di alimento né italiano, né francese, né tedesco ecc ecc... una frase, contenuta all'interno dell'agenda, che riassume a mio avviso bene l'idea del documento è (tradotta): "L’Assemblea Generale ha invitato il settore privato, al fine di rafforzare il suo contributo alla prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili, a: a) prendere misure per implementare la serie di raccomandazioni dell’OMS per ridurre l’impatto del marketing dei cibi malsani e bevande non alcoliche per bambini; b) considerare il produrre e promuovere più prodotti alimentari coerenti con una dieta sana; c) promuovere e creare un ambiente che consenta più comportamenti sani tra i lavoratori; d) lavorare per ridurre l’uso di sale nell'industria alimentare; e) contribuire agli sforzi per migliorare l’accesso e la convenienza di farmaci e tecnologie nella prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili."
Come si vede si parla di cibi malsani, promozione di prodotti coerenti con una dieta sana, riduzione del sale: non si parla di parmigiano, prosciutto e olio!
Per trovare qualcosa di più specifico e che -in linea teorica e speculativa- potrebbe richiamare azioni che coinvolgerebbero prodotti della tradizione italiano bisogna andare alla tabella di pagina 15 e pagina 17, dove oltre ad auspicare un minor contenuto di sale negli alimenti commerciali e nelle diete ospedaliere, lancia alcune proposte attive come compagne sui media per la riduzione dell'apporto di sale nella dieta, l'indicazione in etichetta che il prodotto può nuocere alla salute per l'elevata presenza di sale e apposite leggi per mettere al bando o comunque limitare fortemente l'aggiunta di grassi trans negli alimenti.

Perché queste, ipotetiche, proposte potrebbero danneggiare l'immagine dei prodotti italiani?
Beh, l'aggiunta di sale è tipica di alcune eccellenze dal punto di vista alimentare italiano come il grana padano, il parmigiano reggiano e altri formaggi stagionati, mentre grassi trans si trovano naturalmente in oli vegetali e salumi. Indicare quindi in etichetta che certe sostanze presenti nei prodotti facciano male sarebbe un grave danno di immagine. Ma da qui a dire che per l'OMS questi alimenti facciano male come il fumo ne passa, soprattutto quando poi la proposta era -e adesso vi spiego il perché del verbo al passato- ipotetica e non era nemmeno detto che alla fine tale dicitura ci sarebbe stata. Infatti oli e salumi contengono naturalmente gli acidi grassi trans e quindi non essendo aggiunti probabilmente nessuna legge si sarebbe potuta applicare a qui prodotti, mentre per il grana le soglie limite e il tipo di etichettatura sarebbero state da definire (ad esempio poteva essere un semplice: "se ne sconsiglia l'assunzione di più di tot grammi al giorno" o "tot grammi coprono il fabbisogno giornaliero di sale").


Passa un anno, un'altra riunione (dove non si parla di malattie non trasmissibili ndr), e si arriva a "Time to deliver" dove le cose cambiano, ammorbidendosi.
Il documento parte con l'obbiettivo -forse ambizioso- denominato "25x25", ovvero ridurre del 25% le morti per malattie non trasmissibili entro il 2025.
Dopodiché si analizzano le difficoltà sul raggiungere l'obbiettivo e si parte con 6 raccomandazioni.
Le prime 2 sono di carattere politico dove si raccomandano i governi di mettere nella loro agenda di programma il controllo e la riduzione delle NCD. Comunque già al secondo punto (politico) si può ritrovare il sale, infatti nel consiglio si richiama un testo del 2016, chiamato SHAKE, dove si fanno una serie di proposte per diminuire del 30% il consumo globale di sale entro il 2030, in particolar modo nel mondo occidentale dove l'Italia è uno dei maggiori consumatori (vedi pagina 7 del documento).
Il terzo punto riguarda raccomandazioni sul riordino dei servizi sanitari nazionali per quanto concerne le NCD e le malattie mentali.
Invece i punti dal 4 al 6 sono raccomandazioni più "pratiche" riguardo la collaborazione e il coinvolgimento dei privati, l'informazione e la sensibilizzazione dei cittadini riguardo alimentazione e stili di vita sani e, anche, politiche economiche, riguardanti la promozione di una alimentazione equilibrata e salutare.
Al punto 4 (che riguarda la collaborazione tra governi e privati) si inizia a parlare di sale, grassi e politiche economiche con le seguenti affermazioni: "I governi dovrebbero dare la priorità alla limitazione della commercializzazione di prodotti non sani (quelli contenenti quantità eccessive di zuccheri, sodio, grassi saturi e grassi trans) ai bambini. L'OMS dovrebbe esplorare la possibilità di stabilire un codice di condotta internazionale su questo tema, insieme a un meccanismo di responsabilità, pur riconoscendo la necessità di partenariati basati sul bilanciamento degli interessi." e "Sia gli incentivi fiscali che i disincentivi dovrebbero essere considerati per incoraggiare stili di vita sani promuovendo il consumo di prodotti sani e diminuendo il marketing, la disponibilità e il consumo di prodotti nocivi."
Il punto 5 è quello propriamente finanziario ma anche qui niente "tassa sul sale", ma si parla generalmente di "sviluppo di nuovi paradigmi economici in contrasto alle NCD", "aumento del budget per la salute e la salute pubblica", "revisione ed eventuale aumento di tasse su alcool e tabacco e misure fiscali su alimenti non salutari"; come si vede anche quando si parla di tasse nessun attacco al cibo italiano (forse l'alcool potrebbe essere incluso se consideriamo il vino, ma comunque non si tratta di indicazioni precise), ma si parla di "alimenti non salutari" che -ad avviso di chi scrive- vuol dire tutto e niente.
Al punto 6 si perde totalmente la fiscalità, ma si richiamano gli obbiettivi del 25x25 e della riduzione del consumo di sale entro il 2030 richiamando i governi alla loro responsabilità verso i cittadini spingendoli a fare tutte le azioni necessarie perché tali obbiettivi vengano raggiunti.

Niente sale e grassi quindi?
No; oltre alle 6 raccomandazioni c'è una estesa appendice (l'Annex 2) dove si va a parlare in modo più estensivo in particolare del sale (assieme ad alcool, tabacco, attività fisica e cancro), in particolar modo sul sale si richiama a:
- Ridurre l'assunzione di sale attraverso la riformulazione dei prodotti alimentari al fine di contenere meno sale e stabilire livelli target per la quantità di sale negli alimenti e nei pasti.
- Ridurre l'assunzione di sale attraverso la creazione di un ambiente favorevole nelle istituzioni pubbliche come ospedali, scuole, luoghi di lavoro e case di cura, per consentire la fornitura di pasti con dosi di sodio più basse.
- Ridurre l'assunzione di sale attraverso campagne di comunicazione e mass media mirate a cambiare il comportamento.
- Ridurre l'assunzione di sale attraverso l'implementazione di una specifica etichettatura frontale.

Per i grassi bisogna invece giungere all'Annex 3 dove si richiama una raccomandazione del 2011 che recita: "avviare l'attuazione di interventi economicamente vantaggiosi per ridurre il sale, lo zucchero e i grassi saturi ed eliminare i grassi trans prodotti industrialmente negli alimenti, anche scoraggiando la produzione e commercializzazione di alimenti che contribuiscono a una dieta non salutare, tenendo conto della legislazione e delle politiche esistenti" e le già citate raccomandazioni fatte al punto 4 del testo principale.

Ma se nessun cibo viene mai citato? Da nove nascono i titoloni spaventosi?
Innanzitutto c'è da dire che seppur nessun cibo italiano venga toccato è chiaro che "una specifica etichettatura frontale" per i prodotti salati, come l'introduzione di speciali politiche economiche potrebbero, se non minare, almeno portare a rivedere e rimodernare certe filiere alimentari italiane che usano molto sale (come i prodotti stagionati o certi prodotti tipici sotto sale) con un danno di immagine e movimenti di mercato. Tuttavia frasi come quelle pronunciate dal Ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio a InBluRadio: se così fosse "siamo alla pazzia pura. Ritengono che facciano bene alla salute prodotti come la Coca Cola o altri perché light e poi ci condannano il Parmigiano o altri prodotti dell'enogastronomia italiana. Su questo faremo una battaglia molto dura" non hanno senso in quanto appunto non si è condannato nessun alimento e, anzi, già nel 2015 l'OMS lanciava una battaglia contro le bevande zuccherate sempre in contrasto alle NCD dove veniva esplicitamente citata una tassazione per questo tipo di bevande.

Altra "fonte di spavento" è stato "Il Sole24Ore" che, avrà avuto le sue fonti nulla da dire, ha affermato che il 27 settembre, quando a New York si terrà un incontro dell’assemblea generale delle Nazioni Unite con i capi di stato e di governo per affrontare nuovamente i temi relativi alle malattie non trasmissibili, l’ONU potrebbe proporre, attraverso una moratoria, nuove pesanti tasse sui prodotti alimentari contenenti grassi, sale e zuccheri. Allo studio -secondo il 24 Ore- ci sarebbe anche l’inserimento di avvisi di pericolo sulle confezioni di molti prodotti alimentari per scoraggiare il loro consumo, simili a quelli usati con le sigarette.
Il pericolo di una moratoria (che comunque non rappresenta nulla di strettamente vincolante, anche se un danno di immagine enorme) è stato comunque smentito da fonti del Palazzo di Vetro che parlano che alla fine dell'incontro verrà fatta una dichiarazione di tipo politico adottata per consenso dei partecipanti, quindi una cosa ancora meno importante -una sorta di nuova raccomandazione- comunque condivisa da tutti.

Il punto non è la "lotta al Made in Italy", ma l'OMS suggerisce di ridurre il consumo di sale che già oggi, almeno a livello della comunità scientifica, si sa essere fortemente sconsigliato oltre i 5 grammi al giorno per un adulto e meno per un bambino (tenuto comunque sempre conto delle esigenze della crescita).
Questa storia ricorda un po' la storia della carne cancerogena, ma come lì: abbuffarsi di grana, prosciutto o usare litri di olio non fa bene, consumarne pochi e con attenzione bilanciando con altri alimenti è la cosa giusta.

L'OMS ha il compito di vigilare e migliorare lo stato di salute della popolazione, non di tutelare un dato alimento o un dato interesse economico e lo fa anche attraverso la promozione di una dieta salutare. Se l'adozione di limiti, etichette e misure fiscali per alimenti grassi, salati e dolci possono essere degli aiuti, ben vengano; ma sicuramente l'educazione ad una dieta salutare ed equilibrata e al giusto esercizio fisico sono gli strumenti migliori per contrastare le malattie non trasmissibili.

Mangiate tutto, ma con parsimonia.


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FONTI
http://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/272710/9789241514163-eng.pdf?ua=1
https://www.huffingtonpost.it/2018/07/18/onu-e-oms-lanciano-la-battaglia-contro-grassi-sale-e-zucchero-allo-studio-tasse-ed-etichette-choc_a_23484322/
https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2018/07/18/oms-indicazioni-cibi-italiani.html
https://www.butac.it/la-guerra-allolio-e-al-parmigiano-dellonu-e-delloms/
 https://scienze.fanpage.it/parmigiano-pericoloso-come-il-fumo-oms-e-onu-non-hanno-dichiarato-guerra-al-cibo-italiano/
http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-07-16/onu-agroalimentare-italiano-sotto-accusa-olio-e-grana-come-fumo-212603.shtml?uuid=AEzetYMF
https://www.ansa.it/english/news/2018/07/18/no-un-resolution-on-fats-salt-sources_3bed2bc3-44c7-4ae6-b0c3-3307c1d416a8.html
http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2018/07/17/lotta-onu-a-grassi-e-sale.centinaionon-tocchi-made-in-italy_41ad3588-b978-4495-b4e4-7143c487c334.html

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