Il microbiota umano, ovvero come non sentirsi mai soli…e avere gli incubi!
"Assumi il superbatterio per stare in forma!" o "Prendi la salcazzolina (modalità Dario Bressanini on) per sgonfiarti e rafforzare la flora batterica!".
L’organismo umano fin dalla nascita è
abitato da una vasta gamma di microrganismi che vivono e colonizzano le
superfici corporee esposte e le mucose comunicanti con l’esterno. La totalità di questi microrganismi
batteri, funghi, archeobatteri, protozoi e virus, è detta microbiota.
L’associazione tra microbiota e ospite
umano è di tipo simbiotico, ovvero una coesistenza frutto di numerosi processi avvenuti nel corso
dell’evoluzione, che hanno favorito il generarsi di una condizione di reciproco
vantaggio e quindi favorevole sia per i batteri sia per noi. Il lavoro del
microbiota è sinergico con quello dell’organismo ospite, e ciò aiuta a
fronteggiare cambiamenti ambientali, variazioni nutrizionali e attacchi di
agenti biologici o chimici potenzialmente lesivi.
L’integrazione funzionale tra noi e il
nostro microbiota forma un superorganismo, nel quale però siamo noi in
minoranza per numero di cellule. Infatti, basta pensare alle 1013
(10.000 miliardi) cellule umane a fronte di 1014 cellule microbiche.
Quindi stiamo parlando di un rapporto 1:10. Il peso stesso dei batteri è notevole.
Secondo quanto stimato, in una persona di 70 chili, il loro peso equivarrebbe a
circa 1 chilo e mezzo!
Perciò, la prossima volta che salirete
sulla bilancia dopo una abbuffata e vi sentirete ingrassati, potrete scaricare
la colpa sul microbiota.
In
passato il microbiota veniva chiamato con il termine più generico di “flora batterica”, da cui
poi deriva “flora intestinale”, perché in tempi remoti i batteri
erano ancora poco conosciuti e venivano considerati alla stregua di piante.
Flora infatti deriva dal nome della dea romana della fioritura delle
coltivazioni agricole.
Oggi
non solo si è abbandonato il termine flora, ma si distingue anche tra
“microbiota” inteso come l’insieme dei microbi che convive nel nostro corpo ed
il loro genoma, definito quindi “microbioma”.
Il
microbiota riveste tutte le superfici corporee a contatto con l’esterno come la
cute, l’apparato respiratorio, il tratto urogenitale, gli occhi e le orecchie,
ma soprattutto il tubo digerente (da bocca ad ano) dove il microbiota svolge le
funzioni principali.
La
composizione di base del microbiota di ciascuno di noi si forma nei primi 3-4
anni di vita e tale rimarrà a meno di grossi sconvolgimenti fisiologici. Per
favorire la creazione di un buon microbiota nei neonati risulta importante
farli nascere con parto naturale ed allattarli al seno. L’intestino del feto,
sterile fino alla nascita, potrà così essere colonizzato dai batteri presenti
nel canale vaginale in caso di parto naturale. In caso di parto cesareo invece,
l’impatto con i batteri ambientali risulterà più duro. L’allattamento al seno
dal canto suo fornisce i nutrienti più adatti non solo alla crescita
dell’organismo del neonato, ma anche alla selezione del microbiota migliore per
il suo intestino. I tempi dello svezzamento infatti sono indicati dai medici
per permettere alla barriera intestinale di maturare a sufficienza prima di
venire a contatto con proteine o altre sostanze potenzialmente allergizzanti.
Se il
“nucleo” del microbiota non si modifica per tutta la vita, la gran parte della
sua composizione è invece destinata a mutare in funzione dei diversi fattori
ambientali come lo stile di vita, l’uso di farmaci e disinfettanti e ovviamente
l’alimentazione.
Ma chi sono questi
nostri compagni di viaggio?
Quello in cui viviamo è un mondo
complesso, in cui sono presenti potenziali pericoli per la salute come virus,
batteri, miceti, archeobatteri, e protozoi. Grazie a numerose ricerche però
abbiamo negli anni imparato che a giocare il ruolo decisivo sono proprio i
batteri. Le nuove tecnologie non solo
hanno evidenziato la complessità dell’ecosistema del microbiota, ma hanno
permesso anche di identificare oltre 2000 specie, classificate in 12 diversi phyla (plurale di phylum).
Di queste specie, circa il 93.5% appartengono a soli quattro gruppi che
prevalgono su tutti. I Bacteroidetes e i Firmicutes, che costituiscono circa
l’80% del totale e dei quali fanno parte i famosi Lactobacilli, si sono conservati nel corso di tutta l’evoluzione umana. Sono seguiti
dagli Actinobatteri, a cui appartengono anche tutti i ceppi di Bifidobatteri e
dai meno numerosi Proteobatteri, a cui appartengono i diversi ceppi di Escherichia
coli.
Chiudono l’elenco gli eucarioti come
Candida e Saccoromiceti, gli archeobatteri e i virus, composti soprattutto da
batteriofagi che sfruttano i batteri per replicarsi.
Cosa fa un microbiota sano?
Lo stato del microbiota è in grado di
condizionare, sia in meglio sia in peggio, la salute di tutto l’organismo. Vale
a dire che influisce sul funzionamento dell’apparato gastrointestinale, ma
anche di quello cardiocircolatorio e respiratorio, del sistema immunitario e
dell’equilibrio metabolico.
Un microbiota ben diversificato e
abbondante esalta la protezione meccanica della parete intestinale,
collaborando a mantenere intatta questa barriera; compete con i batteri
patogeni e ne impedisce l’insediamento, fungendo perciò da “antibiotico
naturale” messo in campo dall'organismo stesso. Questo ha una differenza
fondamentale rispetto ai farmaci: il sistema immunitario gastrointestinale,
infatti, identifica ed elimina soltanto i microrganismi patogeni e le tossine,
senza distruggere i batteri benefici abitualmente residenti. Il microbiota
infatti, con la sua sola presenza, stimola continuamente il sistema immunitario
localizzato lungo tutto il tratto gastrointestinale. Questo è ricchissimo di
cellule deputate alle difese dell’organismo (linfociti, macrofagi, cellule
dendritiche e così via), e viene mantenuto così in piena efficienza e pronto a
reagire ad aggressioni esterne anche quando sono dirette ad altri apparati,
come quello respiratorio o cutaneo ad esempio.
Infine, il microbiota è responsabile
anche della degradazione dei farmaci, e quindi governa gran parte della
risposta individuale alle terapie. Motivo per cui, quando si somministrano
antibiotici o farmaci che possono danneggiare la “flora intestinale”, è
importante prevenire il danno utilizzando un agente protettivo o, se troppo
tardi, ripristinare al più presto il microbiota, assumendo degli integratori
specifici.
I batteri intestinali svolgono anche
funzioni nutrizionali importanti, permettendo ad esempio la sintesi della
vitamina K, la vitamina B12 ed i folati.
Inoltre, alcune sostanze
prodotte dal metabolismo batterico possono addirittura rientrare nel
metabolismo dell’ospite. E’ il caso degli acidi grassi a catena corta come l’acido butirrico, prodotto
a partire da fibre e carboidrati non digeriti che giungono nel colon. Questa
sostanza diventa il principale nutrimento delle cellule della mucosa in questa
parte dell’intestino.
Pensate che esistono anche dei batteri
CSI, che collaborano con la scientifica?
Uno dei vantaggi più recenti ottenuti
dall'utilizzo delle conoscenze relative al microbiota, in questo caso
microbiota cutaneo, riguarda la medicina legale. Tenuto conto del fatto che le
comunità batteriche cutanee sono specifiche di ogni persona, ovvero due
individui ne possono condividere non più del 13%, si è pensato di utilizzare le
tracce batteriche lasciate sugli oggetti, per identificare chi li ha toccati.
Questo è possibile semplicemente confrontando i due “profili batterici”, quello
dell’oggetto e quello dell'imputato. Questo metodo è estremamente
vantaggioso tenendo anche conto del fatto che le tracce delle popolazioni
batteriche possono essere rilevate anche su oggetti dove le comuni impronte
digitali non permangono (come stoffa e superfici porose) e che, a temperatura
ambiente, si mantengono stabili fino a 2 settimane dopo il contatto.
E’ importante fare attenzione a cosa
mangiamo per favorire l’azione del microbiota?
Ovviamente si! Toh guarda che strano...
L’alimentazione che difende il microbiota è un’alimentazione diversificata ed
equilibrata, così da garantire un microbiota sano, abbondante, in cui è
favorita la biodiversità. Anche su questo versante, gli studi pubblicati finora
suggeriscono di seguire i principi della dieta mediterranea, come quelli più
idonei a selezionare batteri utili per la salute. Nella lista dei
cibi alleati dell'affollatissimo intestino e dei suoi microscopici inquilini ci
sono l'olio d'oliva, il pesce grasso e altre fonti di omega 3 come le alghe, la
frutta con molte fibre e la verdura, le erbe e le spezie a cominciare
dalla curcuma, il cacao e con moderazione anche vino (meglio se rosso), uova,
formaggi e carne.
E’ bene inoltre sforzarsi di introdurre nella dieta quegli alimenti detti prebiotici (non pro-biotici, sono
due cose diverse), ovvero sostanze di origine alimentare non digeribili
dall'uomo, che
possono invece essere utilizzate come nutrimento dalla flora intestinale e che
promuovono selettivamente la crescita e l’attività di batteri del microbiota
del tratto intestinale. Tra i cibi ricchi in prebiotici ci sono cipolle, aglio,
cicoria, porri, topinambur, tarassaco, cereali, semi e legumi, asparagi, banane
e miele.
Infine, i probiotici, ovvero
microrganismi (soprattutto batteri) viventi, contenuti in determinati alimenti
in numero sufficiente per esercitare un effetto positivo sulla nostra salute
rafforzando l'ecosistema intestinale. Questi volendo
si possono trovare in formulazioni farmaceutiche, ma si possono anche assumere
mangiando yogurt o kefir (una bevanda ricca di fermenti lattici ottenuta dalla fermentazione del latte), crauti e aceto di mele.
Quali cibi in particolare possono minare l’equilibrio del
microbiota?
Sarebbe il caso di evitare le diete iperproteiche o ricche di
zuccheri semplici e cereali raffinati, come anche le diete ricche in grassi
saturi animali e povere di fibre. Anche lo stress e le terapie antibiotiche e farmacologiche prolungate danneggiano la flora
intestinale. Viceversa è stata evidenziata l'importanza di fare attività fisica
costante, dormire bene e a sufficienza e stare all'aperto. Qualche altro consiglio lo trovate qui.
Consapevoli quindi di non essere mai soli, l’innovazione sta nel
riconoscere che la scelta di ciò che mangiamo e di come viviamo, non soltanto
determina lo stato di salute del nostro organismo, ma deve anche essere vista
come un’opportunità per modulare "quell'organismo nell'organismo" rappresentato
dal microbiota. La corretta modulazione di quest’ultimo infatti, condiziona in
modo preponderante lo stato di salute e di malattia di tutti gli organi ed
apparati del nostro corpo.
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