Squalene: stiamo davvero uccidendo gli squali per i vaccini?

"Mezzo milione di squali potrebbe essere ucciso per fare il vaccino al nuovo coronavirus!" È questa la notizia rilanciata da vari giornali (qui quella de "La Stampa", ma titoli simili si ritrovano ovunque). Cerchiamo di capirci qualcosa.

Squalene

Squalene: cos'è?

Iniziamo capendo cos'è l'oggetto del contendere: lo squalene. Questa sostanza è un olio molto diffuso in natura. Per gli addetti ai lavori (medici, biologi, biotecnologi ecc...) è una sostanza nota come un precursore di una importante via metabolica.

Lo si incontra negli esami di biochimica, nella complessa sintesi del colesterolo. È uno degli ultimi step prima di arrivare alla molecola finale. Si ritrova quindi in praticamente tutti gli animali, ma non solo: si trova anche in molti vegetali.
È un olio molto leggero, o meglio un idrocarburo insaturo a catena corta, non solubile in acqua. È stato isolato per la prima volta nel 1906 dai residui di saponificazione di oli di fegato di squalo in Giappone. Ed è dalla sua scoperta in questi animali che ne prende il nome. Nel corpo umano, oltre che nel fegato per la biosintesi del colesterolo, viene sintetizzato anche dalle ghiandole sebacee con funzione di lubrificazione e protezione della cute.
A livello industriale viene usato soprattutto nell'industria cosmetica come sostanza lubrificante in creme e lozioni. Viene utilizzato anche nell'industria farmaceutica, soprattutto nei vaccini, come adiuvante o come lubrificante. Ha poi qualche altro uso industriale, ma più limitato.

Come viene usato e che proprietà ha?

Lo squalene viene usato principalmente nell'industria cosmetica come emolliente ed idratante. Secondo un report del 2015, il 64.2% della sua produzione globale è finalizzato ai cosmetici. Posto sulla pelle lo squalene, soprattutto se miscelato con altri grassi (in particolare olio d'oliva), viene assorbito facilmente senza lasciare tracce di unto. Ripristina quindi una sana elasticità e flessibilità senza lasciare residui oleosi. Ammorbidisce quindi la pelle e ne previene la secchezza. L'effetto idratante è dovuto alla formazione di una pellicola sui pori della pelle, pellicola che riduce l'evaporazione e dispersione d'acqua. Simula inoltre la vernice caseosa, una patina che riveste e protegge la pelle dei feti durante la gravidanza. Potrebbe quindi aiutare a proteggere le pelli sensibili.

In roditori e in test in vitro (cioè su cellule coltivate su piastre) ha mostrato proprietà antiossidanti e potrebbe prevenire lo sviluppo di alcuni tumori chimicamente indotti. Tuttavia l'EFSA (l'autorità europea sulla sicurezza dei cibi) e la FDA (l'agenzia federale per il controllo di cibi e farmaci) non ne hanno autorizzato alcun uso medico e certificato effetti curativi. Si trattano infatti di indizi e non esistono test clinici o indagini epidemiologiche che certifichino tali effetti sull'essere umano.

Viene usato nell'industria farmaceutica soprattutto come adiuvante nei vaccini. Un adiuvante è una sostanza che, pur non provando un effetto immunogeno diretto (cioè non provoca la creazione di anticorpi specifici contro il patogeno) ne riesce a migliorare le performance. Esistono moltissime di queste sostanze. Tuttavia, gli adiuvanti principali attualmente in uso sono sali organici di alluminio e, appunto, lo squalene. Queste sostanze aumentano la risposta locale nei vaccini iniettabili. Creano un leggera infiammazione locale che richiama in-loco le cellule del sistema immunitario. Essendo l'infiammazione il motore principale di ogni risposta immunitaria, le citochine e l'insieme di cellule che arrivano nel luogo dell'iniezione faranno sì che la produzione di anticorpi e la conseguente memoria immunologica, mediata dalle cellule B e dalle cellule T, siano più efficaci. Il vaccino dove lo squalene è maggiormente utilizzato è il vaccino anti-influenzale. Il tipo di adiuvante più utilizzato è in sigla MF59, ma un altro è l'IB160. Varie ricerche hanno dimostrato come questi adiuvanti aumentino la risposta immunitaria, soprattutto di tipo IgG, e che siano ben tollerati dal punto di vista della tossicità. Comunque nel mercato sono disponibili anche vaccini senza adiuvanti. La correlazione fra Sindrome del Golfo e vaccini contenenti squalene sembra ormai smentita e senza fondamento. Le reazioni avverse più comuni sono dolore nel sito di iniezione, arrossamento e gonfiore prolungato e sonnolenza. Tutte reazioni locali e non gravi.

Dove si trova?

Gli squali, al contrario dei pesci ossei, non possiedono la vescica natatoria. La vescica natatoria è quell'organo, che riempendosi o svuotandosi d'aria, regola il galleggiamento dei pesci ossei. Per regolare il loro galleggiamento e regolarsi con l'ambiente acqueo circostante gli squali usano il fegato. Per questo gli squali possiedono un fegato enorme, che in alcuni esemplari raggiunge quasi un terzo del loro peso corporeo. Nel loro fegato si trovano grassi ed oli che ne regolano il galleggiamento. Uno dei più importanti è, appunto, lo squalene. Questo idrocarburo è presente in grandi quantità in tutti gli squali, ma le specie che lo possiedono maggiormente sono gli squali di profondità. Nella specie Centrophorus squamosus la quantità di squalene presente nel fegato arriva a fare più dell'11% del peso corporeo dello squalo. Da un breve calcolo, da uno squaletto di 4 kg si arriverebbe quindi a estrarre circa 440 grammi di squalene. È una quantità enorme! In molti squali poi quest'olio è presente in altri organi come stomaco, pancreas, milza, cuore, reni... insomma una vera e propria fabbrica di squalene.

Solo squali quindi?

Ma lo squalene, oltre che negli squali e altri animali, si trova anche in oli vegetali. Questa sostanza si trova maggiormente in olio d'oliva, di palma, ma soprattutto nell'olio di amaranto.
L'olio di questa pianta arriva a contenere tra i 6 e gli 8 grammi di squalene ogni 100 grammi di olio totale. Molto meno rispetto all'olio di fegato di squalo, ma sufficiente da diventare di interesse industriale.
Inoltre, da anni l'industria biotecnologica sta cercando di sviluppare batteri e lieviti geneticamente modificati in modo da produrre questa sostanza in fabbriche senza bisogno di estrarla da fonti naturali. Questo processo è ancora agli albori e le fonti più convenienti rimangono quelle naturali, squali in primis.

Quanti squali stiamo uccidendo per lo squalene?

Ad oggi non esistono metodi così precisi per rilevare se lo squalene contenuto in cosmetici e vaccini sia di origine animale o vegetale. Ci si basa quindi su residui di estrazione e dichiarazioni dei produttori. Tuttavia sono disponibili i dati di provenienza globale dello squalene.
Ad oggi, sappiamo che circa il 44% dello squalene globale proviene da fonti animali. Considerando che la fonte più conveniente dal punto di vista commerciale è l'animale da cui prende il nome possiamo supporre che praticamente tutto quest'olio derivi dagli squali. Secondo il report Bloom del 2015, circa 3 milioni di squali ogni anno viene ucciso per ricavarne olio. Questi squali sono principalmente squali di profondità, come il già citato C.squamosus Centroscyrnnus owstoni Deania calcea e tanti altri. Questi pesci vivono tra i 300 e 1500 metri di profondità e in molte parti del mondo vengono catturati appositamente per l'estrazione dell'olio. Secondo il report Oceana, nel 2006, nella sola Europa sono state catturate quasi 5300 tonnellate di squali di profondità. Purtroppo si tratta solo di stime, non esiste infatti un registro organizzato delle catture di squalo diviso per specie e tipologia.

Si stima che nel 2022 la richiesta globale di squalene si aggirerà attorno alle 5200 tonnellate di olio annue e che questo mercato nel 2025 arrivi a valere tra i 184 e i 240 milioni di dollari, con un tasso di crescita di oltre il 9% in dieci anni.
Solo nel 2014 dagli squali solamente l'Europa aveva utilizzato circa 900 tonnellate di squalene. Dopo la Germania, l'Italia è il secondo consumatore di squalene in Europa e si pone tra i primi consumatori di carne di squalo al mondo in rapporto al numero di abitanti. Un mercato decisamente in crescita quindi, ma che per fortuna della fauna si sta spostando verso fonti vegetali. Alcune importanti case cosmetiche, infatti, hanno annunciato di voler togliere lo squalene animale dai loro prodotti. Tuttavia, se questa cosa rimane vera per Europa e Stati Uniti, in alcuni paesi, soprattutto asiatici, rimane ancora praticato il cosiddetto livering. Il liverig è un tipo di pesca finalizzato alla sola estrazione del fegato. Questo tipo di pratica, "cugina" del più famoso finnig (che riguarda però le pinne), prevede che la carcassa dell'animale venga ributtata in mare dopo la rimozione del fegato. Questo tipo di pesca fa un doppio danno, uccide gli squali e ne spreca la carne, inquinando gli oceani con cadaveri di squali di profondità. Infatti la carne degli squali potrebbe essere usata per scopi alimentari, riducendo così in parte la cattura di questi animali. Bisogna considerare che, oltre al fegato, lo squalo viene usato anche come cibo. I Paesi della sola Unione Europea importano annualmente oltre 40000 tonnellate (e no, non è un errore, sono quarantamila) di carne di questi pesci per scopi alimentari, con l'Italia primo consumatore di carne di squalo in termini assoluti all'interno dell'unione.

E per i vaccini?

Come già detto, più del 64% dello squalene è usato a scopo cosmetico e solo il 9% scarso nell'industria farmaceutica. Stando alle stime precedenti quindi l'industria farmaceutica consumerebbe nemmeno 500 tonnellate di squalene annue. Quantità certamente non trascurabile, ma marginale. Riguardo l'industria del farmaco abbiamo ancora meno indicazioni rispetto a quella cosmetica rispetto alla provenienza di quest'olio. Un adiuvante infatti è una miscela complessa, fatta da più elementi il che rende molto complicata la tracciabilità. Una dose media di vaccino anti-influenzale contente l'adiuvante MF79 (il più diffuso) contiene circa 9.75mg di squalene. Stando a questa stima e quantità per vaccinare con due dosi tutta la popolazione mondiale con il vaccino anti COVID-19 arriverebbero a servire 137 tonnellate di squalene. Nella considerazione più rosea (cioè che tutto l'olio derivi da Centrophorus squamosus con la massima concentrazione di olio) servirebbero più di 200000 squali per ricavarne tale quantità. Ma non stando così le cose, l'organizzazione Shark Allies ha stimato che potrebbero servire in linea teorica 500000 squali per la sua produzione. Ed è questo il punto: la linea teorica.
Come sottolinea la stessa organizzazione, questa è una mera speculazione: tutto lo squalene per le dosi vaccinali dovrebbe derivare da squali pescati appositamente per questo scopo, non dovrebbero esserci derivazioni di mercato (ad esempio squali inizialmente pescati a fini cosmetici ma poi spostati in quella farmaceutica) e non dovrebbe esserci squalene derivato da altre fonti (cosa che invece avviene per il 56% dello squalene mondiale). Il punto non sono i vaccini anti-COVID19, il punto è mettere sotto i riflettori il problema dell'over-fishing (cioè la pesca eccessiva) degli squali e spingere l'opinione pubblica su questo problema. Inoltre lo squalene, rispetto ad altri prodotti come la carne e le pinne, spinge verso specie poco considerate come gli squali di profondità che invece giocano un ruolo ecologico molto importante.

Su questo, visto la risonanza mediatica ottenuta, la Shark Allies ha centrato in pieno lo scopo. Speriamo che questo possa davvero spingere le organizzazioni internazionali a regolamentare il settore, inserendo registri specifici delle specie e delle tipologie di squali catturati, periodi di riposo e non cattura e mettendo limiti maggiori alla cattura di questi animali di profondità. Inoltre si spera che l'industria, anche sotto la spinta dell'opinione pubblica, spinga maggiormente sullo sviluppo delle altre fonti di squalene, dalle vegetali alle biotecnologiche.

PS: per un riassunto di tutto quello che vi ho descritto, vi consiglio questo bel video di Willy di ZooSparkle

Industria, salute, regole e ambiente: un connubio per la tutela degli squali.

Fonti

https://www.lastampa.it/la-zampa/altri-animali/2020/09/28/news/coronavirus-l-allarme-degli-esperti-mezzo-milione-di-squali-potrebbe-essere-ucciso-per-produrre-il-vaccino-1.39358923
https://www.euronews.com/living/2020/09/29/half-a-million-sharks-could-be-killed-for-covid-19-vaccine-say-experts
https://www.open.online/2020/10/01/coronavirus-quanto-e-rilevante-la-produzione-dei-vaccini-nello-sterminio-gia-esistente-degli-squali/
https://www.sharkallies.com/news/half-a-million-sharks-could-be-killed-to-make-a-global-covid-vaccine-vice-world-news
https://www.vice.com/en/article/k7qdym/half-a-million-sharks-could-be-killed-to-make-a-global-covid-vaccine
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https://www.marketsandmarkets.com/Market-Reports/squalene-market-542345.html
https://www.marketsandmarkets.com/ResearchInsight/squalene-market.asp
https://www.globenewswire.com/news-release/2019/09/02/1909595/0/en/Global-204M-Squalene-Market-by-Source-Type-End-use-Industry-and-Region-Forecast-to-2024.html
https://www.researchandmarkets.com/reports/5136803/squalene-market-by-source-type-animal-source?utm_source=BW&utm_medium=PressRelease&utm_code=tkdcs9&utm_campaign=1428616+-+World+Squalene+Industry+2020-2025%3a+New+Renewable+Sources+for+Squalene+Production+Gives+Rise+to+Opportunities&utm_exec=joca220prd
https://www.businesswire.com/news/home/20200820005490/en/World-Squalene-Industry-2020-2025-New-Renewable-Sources-for-Squalene-Production-Gives-Rise-to-Opportunities---ResearchAndMarkets.com
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https://link.springer.com/article/10.1007/s11274-016-2155-8
https://en.wikipedia.org/wiki/Shark_finning
https://www.prnewswire.com/news-releases/amyris-delivering-sustainable-alternative-to-shark-squalene-adjuvant--enabling-vaccines-for-all-with-no-sharks-killed-301143581.html
http://ices.dk/sites/pub/Publication%20Reports/Advice/2019/2019/guq.27.nea.pdf

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