"Nuovi virus": tra pandemie e pipistrelli

Negli ultimi giorni hanno fatto scalpore nei media due notizie riguardo un gatto infettato da pipistrelli e un nuovo virus potenzialmente pandemico scoperto in Cina

Dal pipistrello al gatto: il caso del virus raro

In settimana aveva fatto un certo rumore il caso di un gatto morto in provincia di Arezzo. Il gatto aveva morso la proprietaria e mostrava un comportamento strano. Portato dal veterinario era morto poco tempo dopo. Visti i sintomi di una encefalite, il veterinario ha deciso di inviare campioni biologici all'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, che è specializzato nella ricerca di patogeni in animali. Lì è stata individuata una infezione virale da parte di un virus, individuato poi come il "Virus dei pipistrelli del Caucaso Occidentale". 
Questo virus è un Lyssavirus, famiglia a cui appartengono anche i virus della rabbia. Di questo virus si sa veramente poco. Il motivo è semplice: è molto raro riuscire ad osservarlo. Isolato per la prima volta in Russia nel 2003 in alcune popolazioni di pipistrelli la sua presenza è concentrata nelle popolazioni di pipistrelli che vivono in alcune formazioni di grotte in Croazia e nel sud Europa. Della sua eventuale pericolosità nei pipistrelli si sa poco. Una ricerca del 2008 ha individuato anticorpi neutralizzanti per questo virus anche in popolazioni di pipistrelli del Kenya, ipotizzando quindi una sua diffusione a livello planetario.
Sempre nel 2008 un esperimento condotto su pipistrelli della specie Eptesicus fuscus ha messo in evidenza come in una percentuale di individui infettati tramite iniezione sul collo si sviluppasse la rabbia e morissero circa due settimane dopo la malattia. Non è però chiaro se in natura si verifichi lo stesso in quanto non sono stati riscontrati pipistrelli rabbiosi con questo virus. Quindi di questo virus si sa abbastanza poco.
La notizia, quindi, più che spaventare noi esseri umani (la signora morsa sta bene) può far notizia per due cose. La prima è una prova sperimentale della presenza di questo virus in Italia, la seconda è la capacità di infettare animali domestici mostrando quindi un salto di specie.
Rimangono molti interrogativi aperti però:
Come ha fatto il virus ad entrare nel gatto?
Quale specie di pipistrello in Italia è infetto da questo virus? E in che misura?
Il virus si trasmette da gatto a gatto o solo da pipistrello a gatto?
C'è voluto un ospite intermedio per arrivare all'animale domestico?
Domande non da poco conto, tanto che la provincia di Arezzo ho chiesto la sorveglianza su questo virus su tutti i gatti della zona e di sicuro ci saranno altre indagini in futuro.

Nuovo virus pandemico in Cina?

Altra notizia che ha fatto scalpore è stata la scoperta di un nuovo virus "potenzialmente pandemico" in Cina. Questa notizia merita di essere approfondita.
Il tutto nasce da una ricerca pubblicata il 29 giugno 2020 su PNAS. La scoperta parla di un nuovo ceppo di influenza suina H1N1 scoperto in Cina. Nell'ambito di un programma di sorveglianza per la scoperta di nuovi ceppi influenzali sono state monitorate popolazioni di maiali dal 2011. Un nuovo virus influenzale, chiamato G4 H1N1, è stato rilevato e si è notato che nelle popolazioni suine del nord e sud della Cina è diventato il virus predominante nei maiali dal 2016.
Questo virus è una ricombinazione (una sorta di incrocio) di 3 virus influenzali: un virus influenzale aviario, un virus suino H1N1 parente di quello pandemico del 2009 ed una sua variante diffusa in USA ed Europa.
I ricercatori hanno cercato gli anticorpi specifici negli allevatori di maiali per vedere se il virus ha fatto anche un salto di specie. I risultati sono stati sconcertanti: il 10.9% degli allevatori possedeva anticorpi contro questo nuovo virus influenzale. Percentuale che si alzava al 20.5% se consideriamo i lavoratori di età compresa fra i 18 e i 35 anni.
Altro fatto importante è che gli anticorpi contro il virus influenzale pandemico del 2009 non hanno alcun effetto neutralizzante verso questo nuovo virus, mostrando come sia completamente diverso e che l'esposizione ad altri virus influenzali di origine suina non abbia alcun effetto protettivo.
Gli studiosi hanno anche analizzato la capacità di questo virus di legarsi alle cellule umane. Il virus si lega molto bene alle cellule dell'epitelio respiratorio umane grazie al recettore per il galattosio SAα2. Altra cosa che suggerisce un potenziale pandemico è la capacità di diffondersi fra i furetti. In questi piccoli mammiferi il virus provoca i classici sintomi influenzali: febbre, tosse e starnuti. Il motivo per cui la trasmissione fra furetti preoccupa è che molti virus respiratori umani si diffondono facilmente anche in questi animali.
Tuttavia, ad oggi, nonostante tutto questo non ci sono evidenze di una trasmissione diretta tra gli esseri umani. Questa capacità è fondamentale per la capacità pandemica, infatti, se si trasmette solo da animale a uomo, si può controllare facilmente e difficilmente riesce a diffondersi su tutto il pianeta.

Dobbiamo preoccuparci?

La scoperta di questi virus potrebbe allarmare, ma in realtà pone l'attenzione sul sistema di sorveglianza e controllo.
Il virus trovato nel gatto sottolinea l'importanza dei veterinari anche locali. La sorveglianza territoriale permette di scoprire e trovare anche virus che, seppur esistenti, sono rari e che non si pensava avessero la capacità di infettare gli animali domestici che vivono a stretto contatto con l'uomo.
Invece la scoperta del nuovo virus influenzale ci dimostra come esista una sorveglianza costante. Questi virus (i virus della "Serie G") sono sorvegliati speciali dal 2011. Questo ci ha permesso di sapere moltissimo su questo virus ancor prima che si diffonda eventualmente nel mondo. Conosciamo il suo genoma, la capacità di generare anticorpi, a che recettore si lega ecc ecc... tutte cose fondamentali, come sappiamo dalla recente pandemia da coronavirus, per trovare terapie e curare meglio le persone. Non è un virus scoperto nel 2020, ma lo si studia da 9 anni ed è da 4 che sappiamo della sua prevalenza negli allevamenti di un Paese importante come la Cina. La pubblicazione è recente a causa dei tempi di analisi e revisione dati. Non c'è stata quella urgenza dovuta all'emergere rapido di una pandemia come quella di SARS-CoV-2. L'allarme deriva dal fatto che abbiamo già avuto una pandemia da virus suino nel 2009 e che questa nuova influenza, pur contenendone alcuni tratti, non sembra risentire questo fatto a livello di protezione immunitaria.
Tuttavia le situazioni descritte ci mostrano come esista un monitoraggio attivo che, al momento, ha sì visto situazioni nuove, ma niente di veramente allarmante. Tuttavia nuove vie di infezione e nuovi virus dovrebbero far muovere i governi verso piani di azione condivisi per quanto riguarda la salute globale: virus e agenti biologici non guardano confini nazionali o lotte governative e la messa a punto di sistemi globali condivisi per la salvaguardia della salute non devono attendere ancora.

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