Le radiazioni! Parte 2: E LUCE FU!!!

Tintarella di luna! Tintarella color latte!

In collaborazione con KIT - Knowledge Improving Tools


Il Sole che ci piace tanto per la tintarella e che adesso scalda in modo potente le nostre giornate estive è anche una grossa fonte di radiazioni. La nostra stella produce, in quantità diverse, tutte le radiazioni conosciute nello spettro elettromagnetico, ma solo 3 sono in grado di oltrepassare la barriera costituita dall'atmosfera: gli infrarossi, la luce visibile e i raggi UV.
Di seguito, le principali caratteristiche di questi tipi di luce saranno brevemente descritte.

Raggi infrarossi

I raggi infrarossi sono la fonte del calore che proviene dal sole e costituiscono il 60% circa delle radiazioni solari che raggiungono la Terra. Noi percepiamo la loro presenza come calore sulla pelle. Gli effetti tipici sono quindi la sensazione di calore, la vaso-dilatazione (soprattutto superficiale) e la sudorazione (in quanto metodo naturale di raffreddamento adottato dal nostro corpo). Quando ci esponiamo troppo al sole, ad esempio cercando di diventare scuri come il carbone al primo giorno di mare, finiamo per scottarci. In realtà, dal punto di vista medico, si può parlare di vere e proprie ustioni: sono infatti i raggi infrarossi ad arrossare la nostra pelle e a bruciarla. Scaldando troppo la pelle vanno a danneggiarla provocando situazioni di infiammazione e grave disidratazione locale.

Luce visibile

La luce visibile rappresenta circa il 37% delle radiazioni elettromagnetiche che superano l'atmosfera. Non è pericolosa per la salute e non aggredisce la cute, ma può qualche volta provocare fastidi agli occhi. La luce è molto importante per la nostra salute: regola il ciclo sonno veglia e stimola la produzione di serotonina (un importante neurotrasmettitore responsabile, tra le tante cose, del senso di euforia). Le sue lunghezza d’onda vanno indicativamente dai 400nm ai 700nm, ma alcune persone riescono a vedere anche a 380 ai 780nm, comprendendo quindi lunghezze che sono convenzionalmente considerate infrarosse o ultraviolette. Infatti,  la sensibilità ai colori varia da persona a persona e quindi è possibile che le lunghezze d’onda più estreme vengano o non vengano percepite.


Raggi UV

Se il 97% circa delle radiazioni solari che raggiungono la terra sono infrarosse e visibili, il rimanente 3% è composto dai raggi UV. Ma non per questo sono meno importanti, anzi, come vedremo, possono essere sia utili che dannosi per il nostro organismo.
I raggi UV si trovano al confine tra radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. In base alla lunghezza d’onda si dividono in UV-A, UV-B e UV-C e questo ne determina la profondità di penetrazione cutanea e quindi anche gli effetti che possono avere sulla nostra salute. In generale la maggior parte dei raggi UV viene respinta dagli strati più superficiali della pelle (strato corneo) e solo una piccola quota arriva negli strati più profondi dell'epidermide. Ma vediamo una categoria alla volta.

UV-A:
-          Rappresentano dal 92% al 98% dei raggi UV che riescono a raggiungere il suolo.
-          Possiedono una lunghezza d'onda che va dai 315 ai 400 nm.
-          Sono la parte non ionizzante delle radiazioni UV, quindi sono sostanzialmente sicuri.
-          Penetrano gli strati cutanei della pelle arrivando fino al derma profondo. Hanno quindi effetti sull'abbronzatura (anche se inferiori agli UV-B)
-          Hanno effetti molto moderati sul danneggiamento cutaneo. Tuttavia, esposizioni prolungate possono danneggiare i capillari superficiali e modificare la struttura del collagene e della elastina della pelle, provocando eritemi.

UV-B:
-          Costituiscono circa il 2-5% della radiazione ultravioletta che oltrepassa l'atmosfera.
-          Hanno una lunghezza d'onda di 280-315 nm.
-          La parte di radiazioni con lunghezza d’onda più breve sono considerate radiazioni ionizzanti, dunque potenzialmente pericolose per l’uomo. Possono essere la causa di tumori cutanei.
-          Hanno una capacità di penetrazione inferiore rispetto agli UV-A fermandosi al cosiddetto strato corneo della pelle (lo strato più esterno).
-          La radiazione UV-B è quella che contribuisce di più all’abbronzatura in quanto i melanociti (le cellule che producono la melanina e danno il colore scuro alla pelle) si trovano proprio nello strato corneo.

UV-C:
-          Costituiscono la percentuale minore dei raggi UV che raggiunge il suolo (meno dell’1%). Questo perché sono, o meglio dovrebbero essere, trattenuti dalla fascia di ozono presente nella parte alta della nostra atmosfera. Il fatto che l’atmosfera assorba questi raggi fa sì che l’esposizione aumenti in alta quota.
-          possiedono una lunghezza d'onda di 100 - 280 nm.
-          Sono a tutti gli effetti radiazioni ionizzanti pericolose per la salute.
-          Se l’atmosfera non riesce a bloccarli efficacemente, i raggi UV-C possono provocare melanomi e altri gravi danni.

Perché si fa tanto allarmismo sulla pericolosità dei raggi UV-C, nonostante siano meno dell’1% del totale?

La risposta è il caro e vecchio “buco dell’ozono”, che fa tanto anni '90 ma è un problema ancora attuale. Il buco dell’ozono è un assottigliamento dell’ozonosfera, una parte dell’atmosfera, a livello dei poli (Nord e Sud) Questo assottigliamento è dovuto all'accumulo di composti a base di fluoro, cloro e bromo, immessi nell’aria dall'uomo. Questi gas, denominati Clorofluorocarburi (CFC) e Idroclorofluorocarburi (HCFC) sono in grado di reagire con le molecole di ozono (O3) disgregandole. Questo permette ai raggi UV-C di penetrare facilmente l’atmosfera giungendo fino a noi. Infatti i raggi UV possono “rimbalzare” tranquillamente su molecole diffuse nell’atmosfera e, nonostante il problema sia maggiormente importante più ci si avvicina ai poli, i raggi UV-C raggiungono maggiormente anche le nostre latitudini. Negli ultimi anni la situazione è leggermente migliorata e il buco dell’ozono si sta riducendo. Questo è dovuto ai provvedimenti presi da molti paesi del mondo, nei quali è ormai quasi bandito l’utilizzo di gas CFC e HCFC.
Ma le radiazioni UV non ci arrivano solamente dal Sole che ci colpisce direttamente. I raggi UV possono infatti essere riflessi da alcuni tipi di vetri e dal suolo terrestre. In realtà ne siamo bombardati da ogni direzione. Pensate che la neve riflette addirittura l’80% delle radiazioni UV, la sabbia asciutta della spiaggia circa il 15% e la schiuma del mare il 25%. Inoltre, pure la Luna può irradiarci con raggi UV, ovviamente riflessi dal Sole.… insomma buona tintarella di luna!

Avrete poi sentito parlare dell’Indice UV: ma di cosa si tratta?
L’indice UV, a seconda della zona del pianeta, del tempo meteorologico e della stagione, assegna un numero (attraverso un complesso calcolo matematico) alla quantità di radiazioni UV che in quel momento colpiscono il suolo, e potenzialmente gli esseri umani che ci vivono.
Ad ogni fascia dell’indice UV è assegnato anche un colore che serve unicamente a facilitarne la comprensione:
·         0-2: colore verde; nessuna protezione necessaria;
·         3-5: colore giallo; proteggersi con capi leggeri, valutare di indossare cappelli e occhiali da sole, cercare l’ombra nelle ore centrali della giornata, usare creme solari a bassa o media protezione;
·         6-7: colore arancione; proteggersi con capi leggeri, cappelli e occhiali da sole, cercare ombra intensa o luoghi chiusi nelle ore centrali della giornata, utilizzare creme solari a medio-alta protezione;
·         8-10: colore rosso; è consigliato non esporsi al sole ma di cercare l’ombra, utilizzare cappelli e occhiali da sole, rimanere in luoghi chiusi nelle ore centrali della giornata, usare creme solari ad alta protezione (50+)
·         11-11+: colore viola; esposizione altamente tossica per la salute umana, evitare qualsiasi esposizione al sole a meno che non si indossino protezioni speciali.

Che danni provocano i raggi UV? Sulla base della letteratura scientifica, l’OMS (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) ha identificato nove tipi di danni strettamente legate all'esposizione a radiazioni ultraviolette: in primis troviamo i melanomi cutanei (tumori dei melanociti, molto aggressivi), scottature e ustioni (seppur siano in realtà un misto degli effetti degli infrarossi e degli UV), carcinoma squamoso della pelle e basilioma (due tumori cutanei meno aggressivi del melanoma); cheratosi (malattia cronica della pelle); cataratta (degenerazione del cristallino oculare che può portare alla cecità); carcinoma squamoso della cornea e della congiuntiva (due rari tumori oculari); pterigio (ispessimento della congiuntiva con opacizzazione della cornea e limitazione dei movimenti oculari); riattivazione dell’herpes labiale a causa dell'immunosoppressione indotta dall'eccesso di radiazioni UV (ebbene sì, troppo sole abbassa le difese immunitarie).

Tenete presente che la maggior parte dei danni elencati dall’OMS è costituita da tumori. Ci teniamo dunque a fare una considerazione che possa magari spingere anche i più scettici alla prevenzione.

I tumori, come saprete, sono in genere a lento sviluppo, ovvero richiedono anche decine d’anni per svilupparsi. È possibile dunque, che dopo un’intera vacanza al mare senza crema protettiva, vi sentiate immuni agli ultravioletti. Tuttavia, il fatto che ora non abbiate riscontrato lesioni cutanee visibili, non vi solleva da possibili problematiche future.


I raggi UV non sono solo dannosi, ma nelle giuste dosi sono benefici oltre che necessari per il nostro organismo. Ad esempio stimolano la sintesi della vitamina D, favorendo l'accrescimento osseo ed il metabolismo. Inoltre svolgono un'azione disinfettante a livello della cute, favoriscono la circolazione sanguigna e stimolano la produzione di melanina, aumentando la protezione dai danni cutanei nonché l’abbronzatura. Infine, stimolano i bulbi piliferi accelerando la crescita dei peli, anche se questo è un effetto oggigiorno detestato.
Prendere un po’ di sole tutti i giorni è buona norma, fa bene alla salute e migliora l’umore. Ma vista la pericolosità dei raggi UV, come possiamo proteggerci?
Sicuramente nei periodi estivi, ma alcune volte anche in inverno (per esempio quando si va in montagna a sciare), è importantissimo attrezzarsi con una buona crema protettiva. Per sapere che crema prendere vanno tenuti in considerazione diversi fattori: l'indice UV a cui vi esponete innanzitutto. Lo potete trovare indicato su quasi tutte le app meteo, ma viene anche indicato spesso durante le previsioni meteo dopo il TG. 
Un altro parametro fondamentale è ovviamente il vostro fototipo. Il fototipo indica il vostro tipo di pelle ed il modo in cui essa risponde alle radiazioni ultraviolette.
In linea di massima è una stima della quantità di melanina che la vostra pelle riesce a produrre una volta irradiata dal sole. In genere si calcola su una scala numerica da 0 a 20. Il vostro fototipo specifico può essere calcolato solo da un dermatologo, tuttavia una stima può essere fatta rispondendo ad una serie di domande sulla vostra pelle e sui vostri occhi, che potete trovare sul sito della Fondazione Veronesi.
Più alto è l’indice UV, più è sensibile è il vostro fototipo e più tempo intendete trascorrere sotto al sole, più alto sarà il fattore di protezione che dovrete scegliere.
Il fattore di protezione solare (SPF) indica quanto una crema protettiva sia in grado di schermare dai raggi UV. Esistono filtri fisici e filtri chimici: i primi sono costituiti da micro-particelle di ossido di titanio capaci di riflettere gli UV, mentre i filtri chimici sono miscele di sostanze, accuratamente selezionate in base alla loro capacità di assorbire i raggi ultravioletti.
Ma come viene calcolato il fattore di protezione solare? In Europa per assegnare questo valore si si fa riferimento al regolamento Europeo 1223/2009 e alla raccomandazione Europea 25 del 2013 riguardo al cosiddetto test COLIPA, effettuato su volontari umani.
In cosa consiste questo test? In pratica, sulla schiena di venti volontari, di fototipi diversi, viene applicato il nuovo prodotto da mettere in commercio. Come metro di paragone si utilizza in contemporanea un “controllo positivo”, costituito solitamente da ossido di zinco puro al 99% (riflette gli UV). Come ulteriore controllo, questa volta “negativo”, un tratto di schiena viene lasciata senza protezione. Dopo due ore di irradiazione da parte di una lampada UV a potenza nota, che simula i raggi del sole, si analizzano i risultati. Si valutano dunque la comparsa di melanina, gli arrossamenti e tutte le reazioni avverse, confrontando la zona dove è stata applicata la crema con le due zone di controllo. Infine, tramite alcuni calcoli si arriva finalmente al numero di SPF che verrà poi indicato sulla confezione della crema solare. Ovviamente, i prodotti che dimostrano in qualsiasi modo d’essere nocivi, vengono esclusi dal commercio
Le creme solari sono tossiche? A questa domanda è difficile dare una risposta. Le creme solari infatti spesso non contengono solo i principi che servono a respingere o assorbire gli UV, ma possono contenere anche coloranti e profumi. Queste sostanze possono essere irritanti o sensibilizzanti cutanei, cioè possono irritare la pelle o provocare lo sviluppo di allergie. Naturalmente la tossicità di questi composti non è universale e dipende molto da persona a persona. In ogni caso, tutte le sostanze su cui a livello sanitario ci sono dei dubbi, vengono limitate nelle quantità indicate dal regolamento Europeo 1223/2009, già citato precedentemente.

Sotto il sole non è però sufficiente proteggere solo la pelle, infatti anche gli occhi possono essere danneggiati dai raggi UV e spesso si compiono parecchi errori in merito.
Gli UV che colpiscono gli occhi possono infatti portare allo sviluppo di cataratta, congiuntivite e cheratocongiuntivite.
Secondo una ricerca della “American Academy of Ophthalmology”, circa una persona su due usa occhiali da sole senza aver valutato il grado di protezione delle lenti. Spesso, infatti le persone credono che una lente più scura protegga di più di una lente chiara: non è così!
Infatti la protezione dai raggi UV non dipende da quanto scura è la lente, ma dalla sua capacità di filtrare i raggi UV.  Come sapete, il colore di un oggetto è determinato dalla sua capacità di riflettere la luce visibile e non la luce UV. Ecco perché una lente nera non è detto che protegga anche dalle radiazioni UV.
Il colore delle lenti infatti, dipende dai coloranti inseriti nel vetro, e tuttalpiù, può aiutare ad evitare riflessi e bagliori (utili ad esempio quando si è alla guida di un veicolo).
È bene ricordare che, generalmente, le lenti a contatto non proteggono dai raggi UV, tranne quelle specifiche, (chiamate UV blocking), che comunque non sostituiscono gli occhiali da sole. Solo gli occhiali da sole infatti possono contenere filtri sufficientemente potenti da garantire una protezione ottimale. Per fare un esempio, occhiali indicanti la sigla “UV400” sono un buon paio di occhiali, efficaci nel bloccare i raggi solari per più del 90%. Inoltre, gli occhiali da sole ci difendono anche dal vento che può provocare secchezza oculare e altre fastidiose conseguenze.

E in automobile? In questo caso i raggi UV ci raggiungono ugualmente, anche se in forma minore. Quando il sole è basso, e ci acceca attraverso il parabrezza, i raggi compiono un percorso più lungo attraversando l’atmosfera, venendo in questo modo maggiormente assorbiti da essa. Inoltre, i vetri delle auto sono in grado di schermare dalla maggior parte della radiazione UV-B, ma non proteggono dagli UV-A (anche se i recenti vetri hanno degli schermi UV-A), che riescono invece a superarlo. Questo inoltre comporta che è molto più difficile abbronzarsi guidando (a meno di non viaggi con i finestrini abbassati o in decapottabile).
Insomma il sole scalda e rende felici, ma conoscere e usare le opportune protezioni ci permette di godercelo appieno in ogni stagione dell’anno se incorrere in inutili rischi!

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