Le radiazioni! Parte 2: E LUCE FU!!!
Tintarella di luna! Tintarella color latte!
Raggi
infrarossi
Luce visibile
La luce visibile
rappresenta circa il 37% delle radiazioni elettromagnetiche che superano
l'atmosfera. Non è pericolosa per la salute e non aggredisce la cute, ma può
qualche volta provocare fastidi agli occhi. La luce è molto importante per la
nostra salute: regola il ciclo sonno veglia e stimola la produzione di
serotonina (un importante neurotrasmettitore responsabile, tra le tante
cose, del senso di euforia). Le sue lunghezza d’onda vanno indicativamente
dai 400nm ai 700nm, ma alcune persone riescono a vedere anche a 380 ai 780nm, comprendendo quindi lunghezze che sono convenzionalmente
considerate infrarosse o ultraviolette. Infatti, la sensibilità ai colori varia da persona a
persona e quindi è possibile che le lunghezze d’onda più estreme vengano o non
vengano percepite.
Perché
si fa tanto allarmismo sulla pericolosità dei raggi UV-C, nonostante siano meno
dell’1% del totale?
Tenete presente che la maggior parte dei danni elencati dall’OMS è
costituita da tumori. Ci teniamo dunque a fare una considerazione che possa magari
spingere anche i più scettici alla prevenzione.
I tumori, come saprete, sono in genere a lento sviluppo, ovvero
richiedono anche decine d’anni per svilupparsi. È possibile dunque, che dopo
un’intera vacanza al mare senza crema protettiva, vi sentiate immuni agli
ultravioletti. Tuttavia, il fatto che ora non abbiate riscontrato lesioni
cutanee visibili, non vi solleva da possibili problematiche future.
In collaborazione con KIT - Knowledge Improving Tools
Il Sole che ci piace tanto per la tintarella e che adesso scalda
in modo potente le nostre giornate estive è anche una grossa fonte di
radiazioni. La nostra stella
produce, in quantità diverse, tutte le radiazioni conosciute nello spettro
elettromagnetico, ma solo 3 sono in grado di oltrepassare la barriera
costituita dall'atmosfera: gli infrarossi, la luce visibile e i raggi UV.
Di seguito, le principali caratteristiche di questi tipi di luce saranno brevemente descritte.
Di seguito, le principali caratteristiche di questi tipi di luce saranno brevemente descritte.
Raggi
infrarossi
I raggi infrarossi sono la fonte del calore che
proviene dal sole e costituiscono
il 60% circa delle radiazioni solari che raggiungono la Terra. Noi percepiamo la loro presenza come calore sulla pelle. Gli
effetti tipici sono quindi la sensazione di calore, la vaso-dilatazione
(soprattutto superficiale) e la sudorazione
(in quanto metodo naturale di raffreddamento adottato dal nostro corpo). Quando
ci esponiamo troppo al sole, ad esempio cercando di diventare scuri come il
carbone al primo giorno di mare, finiamo per scottarci. In realtà, dal punto di
vista medico, si può parlare di vere e proprie ustioni: sono infatti i raggi
infrarossi ad arrossare la nostra pelle e a bruciarla. Scaldando troppo la
pelle vanno a danneggiarla provocando situazioni di infiammazione e grave
disidratazione locale.
Luce visibile
Raggi UV
Se il 97% circa delle
radiazioni solari che raggiungono la terra sono infrarosse e visibili, il
rimanente 3% è composto dai raggi
UV. Ma non per questo sono meno importanti, anzi, come vedremo, possono
essere sia utili che dannosi per il nostro organismo.
I raggi UV si trovano
al confine tra radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. In base alla lunghezza
d’onda si dividono in UV-A, UV-B e UV-C e questo ne determina la profondità di penetrazione cutanea e quindi anche
gli effetti che possono avere sulla nostra salute. In generale la maggior parte
dei raggi UV viene respinta dagli strati più superficiali della pelle (strato
corneo) e solo una piccola quota arriva negli strati più profondi
dell'epidermide. Ma vediamo una categoria alla volta.
UV-A:
-
Rappresentano dal 92% al 98% dei raggi UV che
riescono a raggiungere il suolo.
-
Possiedono una lunghezza
d'onda che va dai 315 ai 400 nm.
-
Sono la parte non ionizzante delle
radiazioni UV, quindi sono sostanzialmente sicuri.
-
Penetrano gli strati cutanei della
pelle arrivando fino al derma profondo. Hanno quindi effetti sull'abbronzatura (anche
se inferiori agli UV-B)
-
Hanno effetti molto moderati sul
danneggiamento cutaneo. Tuttavia, esposizioni prolungate possono danneggiare
i capillari superficiali e
modificare la struttura del collagene
e della elastina della pelle,
provocando eritemi.
UV-B:
-
Costituiscono circa il 2-5% della radiazione
ultravioletta che oltrepassa l'atmosfera.
-
Hanno una lunghezza d'onda di 280-315 nm.
-
La parte di radiazioni con
lunghezza d’onda più breve sono considerate radiazioni ionizzanti, dunque
potenzialmente pericolose per l’uomo. Possono essere la causa di tumori
cutanei.
-
Hanno una capacità di penetrazione
inferiore rispetto agli UV-A fermandosi al cosiddetto strato corneo della pelle
(lo strato più esterno).
-
La radiazione UV-B è quella che
contribuisce di più all’abbronzatura in quanto i melanociti (le cellule che producono la melanina e danno il colore
scuro alla pelle) si trovano proprio nello strato corneo.
UV-C:
-
Costituiscono la percentuale
minore dei raggi UV che raggiunge il suolo (meno dell’1%). Questo perché sono,
o meglio dovrebbero essere, trattenuti dalla fascia di ozono presente nella parte alta della nostra atmosfera.
Il fatto che l’atmosfera assorba questi raggi fa sì che l’esposizione aumenti
in alta quota.
-
possiedono una lunghezza
d'onda di 100 - 280 nm.
-
Sono a tutti gli effetti
radiazioni ionizzanti pericolose per la salute.
-
Se l’atmosfera non riesce a
bloccarli efficacemente, i raggi UV-C possono provocare melanomi e altri gravi danni.
La risposta è il caro e vecchio “buco dell’ozono”, che fa tanto anni '90 ma è un problema ancora
attuale. Il buco dell’ozono è un assottigliamento dell’ozonosfera, una parte
dell’atmosfera, a livello dei poli (Nord e Sud) Questo assottigliamento è
dovuto all'accumulo di composti a base di fluoro, cloro e bromo, immessi
nell’aria dall'uomo. Questi gas, denominati Clorofluorocarburi (CFC) e Idroclorofluorocarburi (HCFC) sono in grado di reagire con le
molecole di ozono (O3) disgregandole. Questo permette ai raggi UV-C di
penetrare facilmente l’atmosfera giungendo fino a noi. Infatti i raggi UV possono “rimbalzare” tranquillamente su molecole diffuse nell’atmosfera
e, nonostante il problema sia maggiormente importante più ci si avvicina ai
poli, i raggi UV-C raggiungono maggiormente anche le nostre latitudini. Negli
ultimi anni la situazione è leggermente migliorata e il buco dell’ozono si sta
riducendo. Questo è dovuto ai provvedimenti presi da molti paesi del mondo, nei
quali è ormai quasi bandito l’utilizzo di gas CFC e HCFC.
Ma le radiazioni
UV non ci arrivano solamente dal Sole che ci colpisce direttamente. I raggi UV
possono infatti essere riflessi da alcuni tipi di vetri e dal suolo terrestre.
In realtà ne siamo bombardati da ogni direzione. Pensate che la neve riflette addirittura l’80% delle
radiazioni UV, la sabbia asciutta
della spiaggia circa il 15% e la schiuma del mare il 25%. Inoltre, pure la Luna
può irradiarci con raggi UV, ovviamente riflessi dal Sole.… insomma buona
tintarella di luna!
Avrete poi sentito parlare dell’Indice UV: ma di cosa si tratta?
L’indice UV, a seconda della zona del pianeta, del tempo
meteorologico e della stagione, assegna un numero (attraverso un complesso
calcolo matematico) alla quantità di radiazioni UV che in quel momento
colpiscono il suolo, e potenzialmente gli esseri umani che ci vivono.
Ad ogni fascia dell’indice UV è assegnato anche un colore che serve
unicamente a facilitarne la comprensione:
·
0-2: colore verde; nessuna protezione necessaria;
·
3-5: colore giallo; proteggersi con capi leggeri, valutare di indossare
cappelli e occhiali da sole, cercare l’ombra nelle ore centrali della giornata,
usare creme solari a bassa o media protezione;
·
6-7: colore arancione; proteggersi con capi leggeri, cappelli e occhiali
da sole, cercare ombra intensa o luoghi chiusi nelle ore centrali della
giornata, utilizzare creme solari a medio-alta protezione;
·
8-10: colore rosso; è consigliato non esporsi al sole ma di cercare
l’ombra, utilizzare cappelli e occhiali da sole, rimanere in luoghi chiusi
nelle ore centrali della giornata, usare creme solari ad alta protezione (50+)
·
11-11+: colore viola; esposizione altamente tossica per la salute umana,
evitare qualsiasi esposizione al sole a meno che non si indossino protezioni
speciali.
Che danni provocano i raggi UV? Sulla base della letteratura
scientifica, l’OMS (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) ha identificato nove tipi di danni strettamente legate
all'esposizione a radiazioni ultraviolette: in primis troviamo i melanomi
cutanei (tumori dei melanociti, molto aggressivi), scottature e ustioni (seppur
siano in realtà un misto degli effetti degli infrarossi e degli UV), carcinoma
squamoso della pelle e basilioma (due tumori cutanei meno aggressivi del
melanoma); cheratosi (malattia cronica della pelle); cataratta (degenerazione
del cristallino oculare che può portare alla cecità); carcinoma squamoso della
cornea e della congiuntiva (due rari tumori oculari); pterigio (ispessimento della congiuntiva con opacizzazione della cornea e limitazione dei movimenti
oculari); riattivazione dell’herpes labiale a causa dell'immunosoppressione
indotta dall'eccesso di radiazioni UV (ebbene sì, troppo sole abbassa le difese
immunitarie).
Tenete presente che la maggior parte dei danni elencati dall’OMS è
costituita da tumori. Ci teniamo dunque a fare una considerazione che possa magari
spingere anche i più scettici alla prevenzione.
I tumori, come saprete, sono in genere a lento sviluppo, ovvero
richiedono anche decine d’anni per svilupparsi. È possibile dunque, che dopo
un’intera vacanza al mare senza crema protettiva, vi sentiate immuni agli
ultravioletti. Tuttavia, il fatto che ora non abbiate riscontrato lesioni
cutanee visibili, non vi solleva da possibili problematiche future.
I raggi UV non sono solo dannosi, ma
nelle giuste dosi sono benefici oltre che necessari per il nostro organismo. Ad
esempio stimolano la sintesi della vitamina
D, favorendo l'accrescimento osseo ed il
metabolismo. Inoltre svolgono un'azione disinfettante a
livello della cute, favoriscono la circolazione
sanguigna e stimolano la produzione di melanina, aumentando la protezione dai danni cutanei nonché
l’abbronzatura. Infine, stimolano i bulbi piliferi accelerando la crescita dei peli, anche se questo è un effetto
oggigiorno detestato.
Prendere un po’ di sole tutti i giorni
è buona norma, fa bene alla salute e migliora l’umore. Ma vista la pericolosità
dei raggi UV, come possiamo proteggerci?
Sicuramente nei periodi estivi, ma
alcune volte anche in inverno (per esempio quando si va in montagna a sciare),
è importantissimo attrezzarsi con una buona crema protettiva. Per sapere che
crema prendere vanno tenuti in considerazione diversi fattori: l'indice UV a cui vi esponete
innanzitutto. Lo potete trovare indicato su quasi tutte le app meteo, ma viene
anche indicato spesso durante le previsioni meteo dopo il TG.
Un altro parametro fondamentale è
ovviamente il vostro fototipo. Il
fototipo indica il vostro tipo di pelle ed il modo in cui essa risponde alle
radiazioni ultraviolette.
In linea di massima è una stima della quantità di melanina che la vostra pelle riesce a produrre una volta irradiata dal sole. In genere si calcola su una scala numerica da 0 a 20. Il vostro fototipo specifico può essere calcolato solo da un dermatologo, tuttavia una stima può essere fatta rispondendo ad una serie di domande sulla vostra pelle e sui vostri occhi, che potete trovare sul sito della Fondazione Veronesi.
In linea di massima è una stima della quantità di melanina che la vostra pelle riesce a produrre una volta irradiata dal sole. In genere si calcola su una scala numerica da 0 a 20. Il vostro fototipo specifico può essere calcolato solo da un dermatologo, tuttavia una stima può essere fatta rispondendo ad una serie di domande sulla vostra pelle e sui vostri occhi, che potete trovare sul sito della Fondazione Veronesi.
Più alto è l’indice UV, più è
sensibile è il vostro fototipo e più tempo intendete trascorrere sotto al sole, più alto sarà
il fattore di protezione che dovrete scegliere.
Il fattore di protezione solare (SPF)
indica quanto una crema protettiva sia in grado di schermare dai raggi UV. Esistono
filtri fisici e filtri chimici: i primi sono costituiti da micro-particelle di
ossido di titanio capaci di riflettere gli UV, mentre i filtri chimici sono
miscele di sostanze, accuratamente selezionate in base alla loro capacità di
assorbire i raggi ultravioletti.
Ma come viene calcolato il fattore di
protezione solare? In Europa per assegnare questo valore si si fa riferimento
al regolamento Europeo 1223/2009 e alla raccomandazione Europea 25 del 2013
riguardo al cosiddetto test COLIPA,
effettuato su volontari umani.
In cosa consiste questo test? In pratica, sulla schiena di venti volontari, di fototipi diversi, viene applicato il nuovo prodotto da mettere in commercio. Come metro di paragone si utilizza in contemporanea un “controllo positivo”, costituito solitamente da ossido di zinco puro al 99% (riflette gli UV). Come ulteriore controllo, questa volta “negativo”, un tratto di schiena viene lasciata senza protezione. Dopo due ore di irradiazione da parte di una lampada UV a potenza nota, che simula i raggi del sole, si analizzano i risultati. Si valutano dunque la comparsa di melanina, gli arrossamenti e tutte le reazioni avverse, confrontando la zona dove è stata applicata la crema con le due zone di controllo. Infine, tramite alcuni calcoli si arriva finalmente al numero di SPF che verrà poi indicato sulla confezione della crema solare. Ovviamente, i prodotti che dimostrano in qualsiasi modo d’essere nocivi, vengono esclusi dal commercio
In cosa consiste questo test? In pratica, sulla schiena di venti volontari, di fototipi diversi, viene applicato il nuovo prodotto da mettere in commercio. Come metro di paragone si utilizza in contemporanea un “controllo positivo”, costituito solitamente da ossido di zinco puro al 99% (riflette gli UV). Come ulteriore controllo, questa volta “negativo”, un tratto di schiena viene lasciata senza protezione. Dopo due ore di irradiazione da parte di una lampada UV a potenza nota, che simula i raggi del sole, si analizzano i risultati. Si valutano dunque la comparsa di melanina, gli arrossamenti e tutte le reazioni avverse, confrontando la zona dove è stata applicata la crema con le due zone di controllo. Infine, tramite alcuni calcoli si arriva finalmente al numero di SPF che verrà poi indicato sulla confezione della crema solare. Ovviamente, i prodotti che dimostrano in qualsiasi modo d’essere nocivi, vengono esclusi dal commercio
Le creme solari sono tossiche? A
questa domanda è difficile dare una risposta. Le creme solari infatti spesso
non contengono solo i principi che servono a respingere o assorbire gli UV, ma possono
contenere anche coloranti e profumi. Queste sostanze possono essere irritanti o
sensibilizzanti cutanei, cioè possono irritare la pelle o provocare lo sviluppo
di allergie. Naturalmente la tossicità di questi composti non è universale e
dipende molto da persona a persona. In ogni caso, tutte le sostanze su cui a
livello sanitario ci sono dei dubbi, vengono limitate nelle quantità indicate
dal regolamento Europeo 1223/2009, già citato precedentemente.
Sotto il sole non è però sufficiente
proteggere solo la pelle, infatti anche gli occhi possono essere danneggiati dai raggi UV e spesso si compiono
parecchi errori in merito.
Gli UV che colpiscono gli occhi
possono infatti portare allo sviluppo di cataratta,
congiuntivite e cheratocongiuntivite.
Secondo una ricerca della “American
Academy of Ophthalmology”, circa una persona su due usa occhiali da sole senza aver valutato il
grado di protezione delle lenti. Spesso, infatti le persone credono che una
lente più scura protegga di più di una lente chiara: non è così!
Infatti la protezione dai raggi UV non dipende da quanto scura è
la lente, ma dalla sua capacità di filtrare i raggi UV. Come sapete, il colore di un
oggetto è determinato dalla sua capacità di riflettere la luce visibile e non
la luce UV. Ecco perché una lente nera non è detto che protegga anche dalle
radiazioni UV.
Il colore delle lenti infatti, dipende
dai coloranti inseriti nel vetro, e
tuttalpiù, può aiutare ad evitare riflessi e bagliori (utili ad esempio quando
si è alla guida di un veicolo).
È bene ricordare che, generalmente, le
lenti a contatto non proteggono dai
raggi UV, tranne quelle specifiche, (chiamate UV blocking), che comunque non
sostituiscono gli occhiali da sole. Solo gli occhiali da sole infatti possono
contenere filtri sufficientemente potenti da garantire una protezione ottimale.
Per fare un esempio, occhiali indicanti la sigla “UV400” sono un buon paio di occhiali, efficaci nel bloccare i raggi
solari per più del 90%. Inoltre, gli occhiali da sole ci difendono anche dal
vento che può provocare secchezza oculare e altre fastidiose conseguenze.
E in automobile? In questo caso i raggi UV ci raggiungono ugualmente,
anche se in forma minore. Quando il sole è basso, e ci acceca attraverso il
parabrezza, i raggi compiono un percorso più lungo attraversando l’atmosfera,
venendo in questo modo maggiormente assorbiti da essa. Inoltre, i vetri delle
auto sono in grado di schermare dalla maggior parte della radiazione UV-B, ma
non proteggono dagli UV-A (anche se i recenti vetri hanno degli schermi UV-A),
che riescono invece a superarlo. Questo inoltre comporta che è molto più
difficile abbronzarsi guidando (a meno di non viaggi con i finestrini abbassati
o in decapottabile).
Insomma il sole scalda e rende felici,
ma conoscere e usare
le opportune protezioni ci permette di godercelo appieno in ogni stagione
dell’anno se incorrere in inutili rischi!
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